Questa breve rassegna delle origini del giornalismo locale, termina con i “Primordi”, come titola un pezzo sull’argomento di Mazzini, fonte insostituibile.
Scrive nell’agosto del 1914 e dice che la repubblica Democratica Ligure del 1797 portò una ventata di libertà di cui beneficiò anche la stampa, specie la genovese. Sotto la Lanterna furono una ventina i fogli che vennero alla luce e di questi uno era l’Osservatore dello spezzino dottor Pensa che aveva come motto sotto la testata una scritta che era tutto un programma: “Democrazia o morte!”, frase che la dice lunga sullo spirito repubblicano che l’animava.
Il più dello spazio dell’articolo è però dedicato alla prima stamperia che sorge qua alla Spezia. La fonda, incoraggiato dai democratici, tale Giambattista Barani che gode anche dell’appoggio della Municipalità che gli concede i locali dell’ex convento degli Agostiniani, appena convertito al civile, perché vi installi i torchi della stamperia. La motivazione è che l’attività “reca un ambito decoro al paese”. Per sovrappiù, dopo poco, il Comune entra nella ragione sociale dell’impresa.
L’attività inizia presumibilmente nel secondo semestre del 1798: le stampe portano la data dell’Anno II della Repubblica che cominciò appunto in quel periodo a metà giugno. I titoli dei testi pubblicati sono indicativi della linea editoriale: Costituzione della Repubblica Ligure, Catechismo repubblicano per le scuole della Spezia, e via andare di questo passo.
L’editore si fa anche pubblicità con “fogli volanti” che invitano i cittadini ad abbonarsi per conoscere i decreti ed i proclami emanati dalla Municipalità.
La ditta “Giambattista Barani e Compagni” stampa molto nel triennio 1798-1800, ma quando alla metà di quest’ultimo anno nel Golfo arrivano gli Austro-Russi il titolare cambia radicalmente il logo sostituendo i simboli giacobini della Libertà e dell’Uguaglianza, con l’aquila bicipite del Sacro Romano Impero.
È questo un periodo molto convulso e concitato per il nostro territorio che è percorso in lungo ed in largo dagli eserciti di Francia, Austria, Russia, senza dimenticare la flotta inglese che infuria nel Golfo. I saccheggi, le uccisioni, gli orrori della guerra si moltiplicavano, e di tutto questo si ritrovava eco puntuale nei fogli volanti che “descrivevano gli avvenimenti più cospicui della cronaca regionale”, allargava, cioè, la sua attenzione ad un ambito più ampio proprio per meglio informare il lettore dell’evolversi della situazione. Nel frattempo, la ditta si adegua ai nuovi tempi e con il logo muta anche il nome che diventa “Stampatori dell’Armata austriaca”.
Quando poi la Repubblica Democratica Ligure torna, la stamperia, immagino con un nome più consono, dirada la sua attività, o almeno, chiosa l’Ubaldo, di fogli volanti se ne trovano sempre meno. Ciò fa pensare che l’attività diminuisca fino quasi a cessare, anche se nel 1808 la stamperia di Barani lavora, almeno fino al 1810 quando è sostituita da una Imprimerie Imperiale de la Marine.
Una storia spezzina
La stamperia di Giambattista Barani
di Alberto Scaramuccia - Giornalismo spezzino, 3