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Dopo l’Arsenale, c’è il grosso problema del rifornimento idrico per la città e per lo stabilimento militare. Verso il 1870 si pensa di prelevare l’acqua nella galleria di Biassa che si costruiva per la ferrovia ligure.
Però, la galleria, già soggetta ad allagamenti per pioggia, viene invasa il 22 dicembre 1868 dal torrente Biassa penetrato attraverso il pertugio praticato per iniziare il traforo. Due sconosciuti giornalisti vanno a curiosare e ci lasciano sul La Spezia del successivo 3 gennaio un resoconto di quanto vedono che è degno del Viaggio al centro della Terra di Verne.
Gli ardimentosi redattori, entrati nella galleria, “in una falda dell’altezza di centimetri 40 per la larghezza di metri 4,50 e col fosso di fianco tutto pieno”, si ritrovano in una massa d’acqua che fuoriesce violenta. Ci sono diversi fori che buttano “getti di grosso volume quasi limpidi”. Giunti al termine dello scavo, vedono una “cascata sorprendente” che impedisce di andare avanti e fa traballare per l’impeto. Pur colpiti da “violenti sbuffi, quasi docce sul capo cadentici dal pozzo zero”, arrivano fino dove il traforo è ancora di dimensioni ridotte. Là le pareti, non ancora rivestite di muratura, sono a roccia puntellata da travi, mentre nella “parte libera” ci sono frequenti “trasudamenti”. Lontano si sente lo scroscio pauroso della colonna d’acqua che cade mentre “d’un foro, largo più di un metro in diametro, si versava acqua torbida e pietre”.
Il direttore del cantiere, interrogato come pensa di risolvere la situazione, risponde che sarebbe più preoccupato “se avesse da combattere con terreno più molle”. All’altra domanda sul perché “si sia fissata la traccia sotto il canale”, risponde che per contratto l’impresa aveva carta bianca ed in virtù di quella clausola “erano state superate le opposizioni che il Governo aveva fatto in origine”.
Il pezzo termina con l’invito agli amministratori ad attivarsi per imbrigliare la fonte d’acqua sì da far godere alla città il rifornimento idrico necessario.
Come detto, questo era all’epoca problema non da poco. La Spezia con l’Arsenale stava diventando “grande” e l’acqua potabile era una questione impellente. Le fonti di Canneto che poi arrivarono nella case degli Spezzini, rimandarono la questione, ma non la risolsero ed il problema si trascinò a lungo.
Dopo pochi giorni, l’Amministrazione rivolge un’istanza al Ministero del Lavori Pubblici perché “provveda sollecitamente ad allacciare le imponenti masse d’acqua potabile della galleria del Biassa”. C’è anche il commento sconsolato per cui “è proprio una ben triste impressione il veder noncurata e sprecata, una sorgente così importante, mentre si difetta di questo elemento veramente indispensabile alla vita”.
Tuttavia, solo nella primavera del 1885 si trovò la soluzione quando la Direzione delle Ferrovie Alta Italia concesse alla Spezia “l’uso delle acque che di sorgiva affluiscono dallo sbocco ovest della galleria del canale di Biassa”. Ma furono necessarie lunghe trattative.
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