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Una storia spezzina

La dominazione austriaca e il divieto di annaffiare

di Alberto Scaramuccia

La Spezia

Nel dibattito politico la storiografia è spesso usata da chi la sbandiera per fare propaganda alle sue idee. Talora è distorta ad arte, ma anche se si rispetta la verità dell’accaduto, l’uso strumentale del passato balza subito agli occhi. Non intendeva Benedetto Croce questo quando scrisse che la storia è sempre contemporanea; un giorno magari ne diremo. Qua, però, voglio ricordare che 100 anni fa uscì sul Corriere della Spezia un bell’articolo corposo che ricordava le volte in cui gli Austriaci avevano occupato il Golfo. Il parallelismo con la situazione vissuta allora, è evidente: l’Italia era appena entrata in guerra e Vienna era unica mortale nemica, ché Berlino la sarebbe diventata 14 mesi dopo. L’articolo è scritto da Oreste Poggiolini, uno studioso che fa riferimento alle ricerche compiute al proposito da Ubaldo Mazzini. L’autore non nasconde proprio che lo scopo è quello di creare un forte sentimento contro il nemico attuale. Inizia, infatti, dicendo che nel 1799 il Golfo fu occupato dagli Austriaci che lo “deliziarono” con il loro governo per una decina di mesi, e nel verbo che dovrebbe indicare gioia e serenità sta invece espresso per converso quanto le autorità asburgiche sfruttarono il territorio spezzino, fino al divieto di innaffiare gli orti perché l’acqua doveva essere tutta concentrata sui mulini che dovevano macinare il grano per le truppe. E che a nessuno venisse in mente di protestare perché si procedeva immediatamente alla “pronta fucilazione”.
Fu quello un periodo convulso per il nostro territorio nel cui controllo Austriaci e Francesi si avvicendarono in una sorta di balletto frenetico: si entrava in scena per uscirne quasi subito e farvi ritorno immediatamente dopo.
Ma nel commento prevale la spiegazione di parte.
I franco-liguri s’infilano in città da porta Genova (scalinata Sella) aperta da un giovane che muore nell’azione. Poggiolini chiosa che fu il primo spezzino vittima “dell’odio feroce che sempre germoglia nelle terre dominate dal terrore austriaco”. E poi giù a dire delle tasse imposte per mantenere l’armata, dell’obbligo di tenere le barche in porto a disposizione del comando austriaco senza farle uscire per le normali attività, dell’ordine impartito alla comunità di provvedere a proprie spese a riparare il forte del Pezzino. Per quell’opera i nostri antenati dovettero procurarsi con urgenza 200 operai e 24 muli per ottemperare alla imposizione perché, se a qualcuno fosse saltato in mente di protestare, c’era sempre “la pena della fucilazione per i contravventori”.
Tutto questo successe realmente, non c’è nulla d’inventato, però mi sembra strano che non vengano contemporaneamente ricordati i provvedimenti emanati dai Francesi. Anche il loro era esercito d’occupazione che doveva essere mantenuto e ben sappiamo come anche sul nostro Golfo i napoleonici infuriarono depredandolo e spogliandolo delle sue risorse.
Il fatto è che la Storia è dire quel che accadde, ma si fa strumento di governo se se ne tace una parte.