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Una storia spezzina

La Sprugola che non smette di scaturire

di Alberto Scaramuccia

La Sprugola nel Piano regolatore del 1871

L’interesse attorno alla Sprugola mi ha indotto a frugare fra le antiche piante della Spezia redatte quando la grande sorgiva non era stata ancora celata. La sua rappresentazione cartografica, tuttavia, non è univoca. La Sprugola, infatti, è rappresentata secondo varie forme che vanno dal palloncino di San Giuseppe semisgonfio, ad una serie di laghi tenuti insieme da un filo conduttore. Già questo è un problema, capire, cioè, perché i cartografi ci forniscano versioni così dissimili.
Al di là di questa questione che posso solo segnalare ma non risolvere, mi pare significativa la carta che raffigura il progetto di Piano Regolatore del 1871: siamo, quindi, due anni dopo l’inaugurazione dell’Arsenale.
La Sprugola è costituita da una coppia di laghetti che stanno in via De Nobili all’angolo con viale Amendola (uso i nomi odierni). Dal più settentrionale di essi fuoriesce un emissario che piega verso la sottostante via fratelli Rosselli per arrestarsi a metà di un fabbricato rettangolare che apre il suo lato minore meridionale su questa strada. L’edificio, simmetrico nella forma, sta al di sopra a quello che venne evacuato in fretta e furia nel 1977 e poi sostituito da una struttura leggera per ospitare i banchi semoventi di piazza del mercato e che da qualche tempo è inadatta a questo scopo perché cede sotto la forza dell’acqua sottostante.
La pianta del ’71 ci mostra che il laghetto più vicino al mercato, giace in un’area dove poi sarebbe stato eretto un ampio edificio con ingresso in via dei Mille al numero 14. Il fabbricato nel lato lungo via Colombo, porta i bassorilievi di due Ninfe adagiate. Calchi speculari, guardano in direzioni opposte. La più meridionale è girata a osservare l’emissario che muore con il fabbricato opposto e sottostante.
La decorazione della parete è corredata da due grandi scritte, versi in latino in stile virgiliano. In quella rivolta verso via dei Mille, si esalta la divinità della Sprugola, nume tutelare indigeno che assicura spezzinità e salute a chi con essa si disseti. Nell’altra si dice esplicitamente che quel ramo della Sprugola è tanto visibile quanto ben vivo. Infatti, le prime parole del verso (incoacta sub imposita mole denuo effuse exorior), diversamente da altre traduzioni, per me significano “ancora (l’aggiungo io) libera sotto la diga impostami, di nuovo scaturisco, spargendomi a gran giro”.
Insomma, mentre costruivano sapevano benissimo che cosa c’era sotto e le scritte non sono la testimonianza di un passato il cui ricordo si vuole tramandare ai posteri, ma la descrizione di una realtà viva e vegeta.