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Una storia spezzina

La Spezia: da dove salta fuori questo nome?

di Alberto Scaramuccia - Spezia: le origini, 6

Cartello 'La Spezia'

Beppe (l’amico che mi ha invitato a dire della nascita della Spezia) mi rimprovera garbatamente per non aver neppure accennato, nella limitata ricostruzione dei primordi della nostra città, sull’origine del suo nome, il che è questione aperta tuttora.
Tante congetture si sono avanzate, molte davvero avventurose e dettate più che dal rigore della ricerca, dall’assonanza con parole (spesso di origine latina) capaci di suggerire vicinanze semantiche fantasiose, se non addirittura strampalate. Le tralascio perché, infondate come sono, non mi sembra che giovino alla migliore conoscenza del percorso del nostro territorio che anche il nome, come tutti i nomi, aiuta a decifrare. Il fatto è che nei documenti più anziani, di Spezia esistono grafie diverse (da Spexa a Especie) causate, osservava giustamente Formentini, dall’antichità del vocabolo di cui s’è perso il significato primitivo.
Fra le citabili, l’idea di Formentini che la città derivi il nome dal fiume che solcava via Biassa, o la tesi che ne ritrova l’origine in un documento del Tino dove si dice di un fossato Pieza, deformazione in volgare del latino palude a dire della morfologia acquitrinosa del territorio, o l’altra congettura per cui Spezia è equivalente a pietra, un agglomerato roccioso presente in un tempo distante in cui l’aspetto del golfo era assai diverso dall’attuale, con il mare che occupava la piana lambendone le alture.
Per l’ultimo Mazzini invece il nome proviene dal nome romano Aspetius, frequente nelle iscrizioni, messo al femminile per accompagnare un sostantivo come via o casa. Però, nel febbraio del 1898 (116 anni fa, un bel po’ di tempo) l’Ubaldo era di altra idea e collegava Spezia alla spesa che qua veniva fatta perché il luogo era un centro commerciale di un qualche rilievo.
Come che sia, quale sia l’etimo giusto, io proprio non so. Tuttavia, mi sembra opportuno soffermarmi su quest’ultima ipotesi non perché mi convinca più delle altre, ma perché Mazzini mette l’accento sulla presenza dell’articolo che accompagna dai più antichi documenti il nome. Se ciò esclude, a suo parere, un’origine latina, soprattutto però ci chiarisce sulla funzione rivestita da quel benedetto “la” che si deve (dovrebbe) sempre scrivere con iniziale minuscola (se non a inizio frase) e declinandolo come facciamo con tutti i vocaboli femminili per cui diciamo della mamma e alla rosa. Dunque, alla Spezia e della Spezia.
Questa è questione annosa e tormentata. E forse è di lana caprina, come scrissi ne La bella Addormentata nel Golfo (Ed. Cinque terre, 2005). Qualsiasi cosa, infatti, conta per ciò che effettivamente vale nel suo contesto storico. Un’adolescente innamorata si chiedeva se l’olezzo di una rosa dipende dal suo nome e, partendo da quel fiore, un fortunato romanzo afferma proprio nella sua ultima riga che di ogni cosa possediamo solo il nome. D’altra parte, Machiavelli nei Discorsi si chiede se “‘e sono le forze che facilmente si acquistano i nomi”, o viceversa. Voi che ne dite?