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Una storia spezzina

L’arte di Govi, amatissima anche in riva al Golfo

di Alberto Scaramuccia

Gilberto Govi

Oggi non dico di cose spezzine anche se il protagonista della puntata aveva molto in comune con noi ed era amatissimo da questa parti, tanto che ogni volta che veniva era ressa per vederlo e sentirlo. Parlo di Gilberto Govi, grande attore dialettale che scomparve nell’aprile di 50 anni fa. Avrei dovuto ricordarlo prima; spero di compensare ora la sbadata dimenticanza.
Govi, genitori emiliani, genovesissimo di Oregina, nato vicino a Principe, diffuse in tutt’Italia la parlata della Lanterna che gli antenati comprendevano senza soverchie difficoltà anche se il nostro vernacolo non è proprio uguale a quello che si sente in via del campo. I miei, genitori e nonni, non si perdevano una delle sue performance quando Govi si esibiva al Civico o al Monteverdi con la sua compagnia la cui prima donna era Rina Gaioni, fedele compagna di vita e di palco. Risate e applausi si sprecavano quando nei Maneggi andava alla ricerca del pomello per la gassetta del gibonetto, il bottone del gilet allacciato all’asola sbagliata.
Papà praticamente sapeva tutte le sue battute a memoria e spesso me le ripeteva così che quando i suoi lavori furono trasmessi in televisione, io che non lo vidi mai sul palcoscenico, di fatto sapevo già tutto.
Certo, l’affinità fra i nostri dialetti, anche se il nostro per l’imbastardimento dell’emigrazione ha perso del tutto la cadenza cantilenante che caratterizza o zeneize, facilitò l’incontro fra il grande attore ed il pubblico del Golfo, ma, a rifletterci un po’, viene da dire che esistono altri motivi che spiegano l’appeal che Govi esercitava sulla piazza spezzina.
L’idioma, amplificato dalla mimica facciale e dall’abilità gestuale, faceva sentire nello spettatore della Sprugola il retroterra culturale che per tanti motivi mancava sia agli immigrati che con la terra natia avevano lasciato anche il retaggio ancestrale di usanze e costumi, che agli indigeni privati da una terra aspra e segmentata in tante particelle, del patrimonio da cui scaturisce il folklore.
Anche per questo Govi era seguito, non solo perché faceva ridere. Restituiva il senso di appartenenza che non c’era, accontentando lo stesso bisogno per cui ogni domenica alle 13 in punto migliaia di orecchie da Cadibona al Parmignola, s’incollavano alla trasmissione regionale “A Lanterna” dove star indiscussa era o scio Ratella la cui foa sempre eguale recitava immancabilmente che per fae le cose drite ghe vé na bella lite. E già perché siamo dei gran mugugnoni, sempre pronti a ratelae, a leticare.
Insomma, chi recitava ci rappresentava nell’identità smarrita e così ce la restituiva.