Agostino Falconi, grande storico locale dell’Ottocento, pubblica nel 1877 la “Guida del Golfo di Spezia” che è la storia del nostro territorio. Primo lavoro del genere, ricchissimo di informazioni, è opera indispensabile per chiunque, appassionato o studioso, voglia conoscere il passato della Spezia. Falconi compose la sua storia suddividendo i fatti che giudicava maggiormente salienti, per secoli, dicendo di ogni periodo le “cose” per lui più importanti a cui fa seguire un capitoletto in cui parla degli “uomini distinti” vissuti nel periodo corrispondente.
Così, fra le persone illustri del XIV secolo figura “Ubertino, di Casale presso Pignone” di cui dice che fu monaco e consigliere dell’Imperatore Ludovico il Bavaro che lo elesse a tale compito per la sua “dottrina e prudenza”, parola che in latino significa saggezza.
Di lui Falconi dice di non sapere altro, ma in realtà Ubertino fu un alto esponente del movimento francescano che, credendo prossima la fine del mondo, invitava alla spiritualità ed auspicava la povertà della Chiesa, cosa che lo portava dalla parte dell’Impero.
Fra l’altro Ubertino percorre tutta la letteratura italiana comparendo nel XII del Paradiso, esponente della corrente spirituale, e ne “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, essendo amico del protagonista Guglielmo.
Penserai, dunque, ad un grand’uomo nato da queste parti, ma non è affatto così. Falconi, infatti, prende un abbaglio clamoroso e pensa che l’Ubertino consigliere dell’Imperatore fosse di Casale di Pignone quando invece era di Casale Monferrato. L’incredibile sbaglio (ma chissà quanti ne prendo io!) indusse all’errore non pochi. Per dire uno, Prospero De Nobili.
Ma che c’entra, chiederai, un monferrino con la nostra storia? Proprio niente se non che di questa inesattezza così smisurata da essere al limite della grossolanità, di quanti l’hanno letta nessuno sembra essersene avveduto.
Eppure, la “Guida” di Falconi da quando è stata pubblicata è stata letta da chissà quante paia di occhi fra esperti della storia locale o solo appassionati, e fra questi le pupille illustri si sprecano. Però, ad accorge mene sono stato solo io denunziando la cosa in un libro del 2005.
Sono bravo? No, ho solo frequentato tante buone letture nell’età giovanile, quante altre ne ho colpevolmente trascurate. L’importante è essere consapevoli che nessuno sa tutto, ma che tutti, anche quelli che difficilmente ammettono la loro parte d’ignoranza, di tante cose non sanno.
L’onniscienza compete ad altra dimensione; al terrestre deve spettare solo la coscienza dei propri limiti e comportarsi di conseguenza.
Una storia spezzina
L’abbaglio su Ubertino da Casale. Non era di Pignone
di Alberto Scaramuccia