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Una storia spezzina

L’Internazionale espugna il Picco, ma è questione di centimetri

di Alberto Scaramuccia

Una foto d'epoca dello stadio "Alberto Picco"

Sfogliavo la collezione del 1925 de “L’Opinione”, settimanale spezzino del tempo, quando l’occhio va su un titolo che in seconda pagina strilla la vittoria “dell’Internazionale di Milano” sugli aquilotti che per di più sono sconfitti proprio al Picco.
La vittoria dei neroazzurri è di misura; una bomba di Cevenini, interno che vestì più volte l’azzurro, batte il nostro Bartolozzi anche se, commenta sconsolato l’anonimo cronista, il pallone “varca solo per pochi centimetri la linea estrema”. Oggi discutiamo di quanti millimetri la palla possa essere entrata; allora, anche se era dentro di poco ma netta, ci si rammaricava: si vede che nella concezione del tempo, il goal era veramente goal solo se gonfiava il sacco!
Era domenica 8 febbraio e quello fu un campionato strano. La formula prevedeva che le 25 partecipanti fossero divise in due gironi le cui vincitrici si sarebbero sfidate per il titolo. Furono Genoa e Bologna a contendersi lo scudetto che toccò agli emiliani, favoriti, dicono, da Leandro Arpinati, gran gerarca fascista. A noi, purtroppo, tutto questo interessò solo per la cronaca dato che gli aquilotti, arrivati ultimi, furono retrocessi.
I manuali che la insegnano non se ne curano per nulla, ma della storia anche lo sport fa parte perché è testimone più che attendibile della società che lo pratica o lo segue. Il calcio, non chiedetemi come mai, si andava pian piano ma inesorabilmente affermando come la disciplina più amata. Solo un quarto di secolo prima muoveva passi tanto incerti che troviamo sulla stampa frequenti articoli che illustrano all’ignoto lettore i meccanismi del gioco. Adesso si parla ad un pubblico adulto e smaliziato con cui chi scrive può anche imbastire sulla partita un discorso tecnico-tattico che solo pochi anni prima non avrebbe avuto senso. Per questo, assistiamo anche alla nascita di un nuovo linguaggio: è ancora retoricamente roboante con frasi ad effetto ed espressioni enfatiche, ma si intravede benissimo la ricerca di un nuovo modo per analizzare “scientificamente” le fasi della partita. Da qui allo studio di oggi sulla tattica ce ne corre, ma le premesse sono qua, in queste parole che iniziano a far capire che non si tratta solo di dare calci a una palla, ma anche di come ci si sistema sul campo.
Però, che un giornale di 4 pagine, con l’ultima dedicata a Sarzana ed alla pubblicità, metta lo sport in seconda vuole dire tante cose. I circenses anche allora distraggono e non fanno pensare ad altro, ma qua vediamo una società che ha mutato pelle: città ormai industriale, ora cerca il divertimento, al tabarin come allo stadio.