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Una storia spezzina

Jurgens, da Sarzana a Roma con lo stesso spirito

di Alberto Scaramuccia

La targa che ricorda i fatti di Sarzana affissa su Palazzo Roderio

Due giorni e novantasei anni fa, era un giovedì, si svolsero i fatti di Sarzana, così noti che basta un veloce sommario.
All’alba di quel giorno la cittadina fu assaltata da squadre fasciste convergenti da più località per liberare Renzo Ricci che era detenuto nella fortezza di Firmafede essendo stato arrestato per precedenti scontri. Coordinava l’attacco Amerigo Dumini. Sono nomi famosi: questo guidava la squadraccia che rapì ed uccise Matteotti; quello fu un importante dirigente del Partito Fascista e poi comandante della Guardia Nazionale Repubblicana al tempo di Salò.
Qua basta dire che l’assalto a Sarzana fu sventato e i fascisti dispersi, l’unico caso in tutt’Italia con Parma in cui le squadre nere furono respinte.
La cosa riuscì per il concorso di più fattori: la decisa opposizione popolare; la resistenza degli Arditi del Popolo, un’organizzazione di difesa delle tante sinistre una volta tanto unite e non divise; l’azione di forte contrasto attuata dalla forza pubblica costituita da carabinieri, poliziotti e militari.
A guidare questo gruppo era il Capitano dei Carabinieri Guido Jurgens. Appena arrivato a Sarzana proprio il giorno precedente i tragici fatti, respinse recisamente le proposte di Dumini che chiedeva la scarcerazione di Ricci e, quando iniziò lo scontro, guidò la sua truppa contro i fascisti disperdendoli.
Cose note, ripeto, così come bene si sa in quale modo andò a finire tutta la storia.
Lo Jurgens, non serve dirlo, non fece una grande carriera, anzi. Subito trasferito a Genova, fu posto in aspettativa e praticamente non riprese più servizio fino a quando nel ’32 non fu definitivamente rimosso dall’Esercito.
Non è documentato con certezza, ma forse prese parte agli scontri contro i Tedeschi avvenuti a Roma dopo l’8 settembre presso Porta San Paolo.
È sicuro, invece, che collaborò con alcuni aderenti al Partito Fascista che non condividevano per nulla la politica attuata dal regime contro gli Ebrei, specie dopo l’inasprimento seguito all’occupazione tedesca.
Il 16 ottobre cominciò nella Capitale la razzia degli Ebrei romani. Chi non era stato catturato, cercava disperatamente un rifugio: presso gli amici, nei conventi che aprirono generosamente le porte, anche nel palazzo che stava costruendo il Conte Vaselli, un costruttore che aveva fatto fortuna con il fascismo, di cui però non condivideva le leggi razziali. L’ex capitano Jurgens gli diede una grossa mano organizzando una rigorosa sorveglianza in quel condominio che nascondeva una cinquantina di ebrei: anche in quell’occasione si manifestò la sensibilità democratica vista a Sarzana.