Via Sapri si chiamava San Carlo per la chiesa che era lungo quella strada. Quando nel 1797 il sacro luogo fu convertito al civile per le leggi che la Repubblica Democratica Ligure aveva importato dalla Francia rivoluzionaria, vi si fece la prima scuola pubblica della Spezia. Quando poi il locale fu ridotto a teatro da “un’eletta società di colte persone”, la strada diventò Via del teatro perché qua “que’ signori Dilettanti recitaronvi commedie scelte e anche tragedie dell’Alfieri”: intorno all’anno 1798, dice Agostino Falconi, grande storico spezzino, ma Ubaldo Mazzini lo posticipa di qualche anno.
Per Falconi quello fu il primo teatro spezzino e lo si credette per qualche decennio fino a quando nel 1915 proprio Mazzini, la cui capacità di recuperare documenti da scartabellare era pari a quella di Indiana Jones quando porta alla luce tesori nascosti, non smonta quanto detto dall’altro ricercatore. Racconta la scoperta ne “Il Giornale Storico della Lunigiana”: nel terzo fascicolo del 1915 della prestigiosa rivista, dice di essersi imbattuto in alcuni documenti che riferiscono di un’esperienza teatrale precedente.
Siccome sono “memorie sparse e disordinate”, non gli è possibile determinare il luogo dov’era la sala, né esattamente quando cominciarono le rappresentazioni. Sulla base di quanto reperito, Mazzini può solo affermare che nella prima metà del 17° secolo “patrizi e borghesi non sdegnarono di calzare il coturno” per rappresentare un repertorio di commedie e tragedie italiane e straniere. Sull’ignoto palco, inoltre, “si intromisero le vergini popolazioni [spezzine] alle inaudite armonie del melodramma”.
Chi istituì il teatro fu Teramo Federici il cui cavallo di battaglia erano le parti da tiranno. Il primo spettacolo certo fu nel 1738 con la favola pastorale “Filli di Sciro” del Bonarelli; la prima tragedia probabilmente fu la “Merope” di Scipione Maffei: nomi tanto sconosciuti a noi oggi, quanto al top della hit parade del teatro del tempo.
Gli spettacoli non furono pochi ed ebbero anche spettatori illustri, quale don Antonio Pizarro, capo di un’armata spagnola che nel 1742 girava da queste parti con mire bellicose.
Mazzini dice di aver trovato le notizie spulciando fra le carte di Giovanni Antonio De Nobili, nobile signore della Spezia, che fu tante cose: guerriero in Fiandra, letterato, poeta, amico del Muratori e “intelligente amatore della fiorente gioventù femminile”. Quando morì nel 1743, del teatro non si sa più nulla, ma per Mazzini l’esperienza termina poco dopo.
Dimenticavo: la chiesa poi teatro divenne alla fine il cinema Diana.
Una storia spezzina
Il mistero del primo teatro spezzino
di Alberto Scaramuccia