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Una storia spezzina

Il giallo delle colonne del Boschetto

di Alberto Scaramuccia

Import 2018

Il santuario di piazza Brin riprende nell’intitolazione di Nostra Signora della Salute il nome di una chiesa che giaceva dove oggi s’incrociano via Fiume e viale Aldo Ferrari sotto il ponte della stazione, come ancora ci mostra una carta del 1885. Però, il suo nome primitivo era Madonna della Scorza ché stava in una delle scorciatoie che tagliavano i campi della zona. Poi, abbattuta per fare quelle strade, la spostano in piazzetta Ancona e da lì poi va in mezzo al quartiere operaio.
La prima chiesa era adornata da due colonne erette nel 1578 come ringraziamento per avere la Madonna preservato la città da una pestilenza. Opera una della comunità spezzina, l’altra del signor Gaspare Biassa, portavano entrambe scritte a ricordare chi le costruì.
Nel 1825 traslocarono al Boschetto alla Marina (Palco della Musica) “all’entrata di esso verso il Golfo”. Lo dice Agostino Falconi che riporta anche i testi della scritte delle due colonne. Flaconi scrive ciò che vede: testimone oculare, dunque.
Nella stampa spezzina di 100 anni fa, giusto di ‘sti tempi, la cronaca riferisce che nel Boschetto sono comparse improvvisamente due colonne. Vengono dal portale della vecchia casa che aveva ospitato fino ai primi anni ’40 dell’800 la famiglia patrizia dei Doria Pamphili che poi si trasferirono in un nuovo lussuoso palazzo fuori delle mura davanti al Civico; oggi, ricostruito, ospita con altre cose una sede della Asl. Quando nel 1845 si allarga via Prione, le vecchie colonne dei Doria finiscono in un magazzino dove restano fino a quando proprio un secolo fa non le sistemano nel Boschetto davanti a dove ora, tanto per capirci, ci sono le giostre.
Lo dicono i giornalisti del 1916 che sono pur essi testimoni oculari.
C’è una contraddizione fra questi ultimi e Falconi che scrive nel 1877?
Io sono propenso di natura ad accordare fiducia a chi vede con i suoi occhi, e questi lo sono tutti.
Falconi riporta quanto scritto sulle colonne: l’ha visto. Ma anche i giornalisti del ’16 vedono quanto riferiscono. Non penso proprio che s’inventino cose che i loro lettori smentirebbero all’istante.
In mancanza d’altra documentazione, penso che le due colonne dea vecia giesa per chissà quali motivi furono tolte, ignoro dove siano finite, e poi sostituite con quelle di via Prione.
Questa che avanzo è solo un’ipotesi, ma mi pare l’unica plausibile.
Per la cronaca, oggi davanti alla giostra è rimasta una sola colonna, gemella unica. Sua sorella da non molto è stata spostata in piazza Beverini ché ricordi che da quelle parti si alzava la colonna di San Rocco, uno degli emblemi dea Speza de na vorta.