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Una storia spezzina

Il Diamante, cuore della difesa del golfo

di Alberto Scaramuccia - Forte Santa Maria, 1

La diga con il Vargnano sullo sfondo

Alla fine del Cinquecento la Repubblica di Genova si trovò ad essere tanto vaso di ferro in Liguria, quanto lo era di coccio in Europa, stretta com’era fra nemici aggressivi e amici infidi, e tutti, cosa che maggiormente conta, molto più potenti della Superba. Soprattutto, dalle parti della Lanterna si resero conto di avere troppo trascurato, militarmente parlando, il Levante che ci si preoccupò quindi di fortificare. Era un’area importante in quanto chi l’avesse posseduta, avrebbe potuto muovere in sicurezza le proprie truppe fra i diversi scacchieri.
Così, in quegli anni lontani del primo Seicento, alla Spezia, fra le altre cose, si rinforza il castello, ma soprattutto si provvede alla difesa del Golfo che fu munito lungo le sue coste, specie l’occidentale, di forti ché ne sorvegliassero l’accesso sì che non venissero ospiti indesiderati.
Il fulcro di questo sistema protettivo che mi piace definire integrato tale era l’interdipendenza fra i suoi componenti, era il forte di Santa Maria che stava nella punta detta Cavo Castello, fra le sporgenze di Varignano e Castagna, là dove la linea della costa svaria pigra, quasi ad angolo retto, verso il tramonto per finire la sua corsa a San Pietro a Portovenere.
Il caposaldo svolgeva una funzione importantissima. Aveva, infatti, il compito di impedire l’ingresso nell’insenatura spezzina a elementi ostili, incrociando il tiro delle sue batterie con quelle del forte dirimpettaio che era stato costruito sulla costa orientale nella località dell’Ocapelata, una costruzione che oggi non esiste più e su cui in epoca successiva si fece il forte di Santa Teresa alta.
Santa Maria, per la sua forma, lo chiamavano anche il Diamante ed era veramente il perno strategico su cui si imperniava tutto il sistema difensivo del Golfo. In virtù di questa sua importante posizione fu quindi inevitabile che il Diamante diventasse un osservato speciale. Perciò, chi voleva governare alla Spezia, doveva tenere Santa Maria: sembra un’affermazione tanto scontata e banale da sconfinare nell’ovvietà, ma ci chiarisce più che bene perché in certi momenti critici si verificasse proprio una corsa verso il Diamante. Ciò succede soprattutto nel tormentato periodo di fine Settecento – inizio Ottocento quando l’espansionismo francese, dapprima giacobino e napoleonico poi, si scontra duramente con gli interessi delle nazioni assolutiste.
Visto nell’ultraridotto scenario di questo angolo dell’universo che è il nostro Golfo, il conflitto ci permette di assistere in quegli aspri momenti come a dei concitati balletti in cui ciascuna delle parti in causa si intestardisce per avere il controllo del Diamante. Leggendo le cronache, sembra quasi di assistere ad una rappresentazione in cui vediamo le bandiere che sventolano, presto fatte ammainare da altre cui dopo poco subentrano nuovamente le prime.
In un’occasione Santa Maria subì un tale attacco da restarne gravemente danneggiarono nell’aspetto. Fu nell’anno di grazia 1800, ne diremo alla prossima.

(continua…)