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Una storia spezzina

Gli squilibri politici del 1914

di Alberto Scaramuccia - Cent'anni fa: il quadro politico locale, 2

Piazza del Marinaio

(…prosegue)

Dunque, il Blocco vince, ma l’alleanza è minata da rivalità e tensioni. Al momento dell’elezione, al sindaco Di Negro mancano voti, i repubblicani non votano gli assessori socialisti e viceversa. Sono parenti-serpenti che pescano entrambi nell’identico elettorato: la concorrenza parte dall’ideologia, ma s’innesta su fatti pratici.
Così, nell’alleanza si avvisano crepe, le Giunte non sono stabili, il comportamento del deputato D’Oria suscita perplessità. La crisi aumenta quando nel 1912 l’alleanza di governo cittadino s’allarga ai monarchici-costituzionali che esprimono il sindaco Giachino che sterza a destra ed è rottura. L’occasione la dà la l’inaugurazione del monumento a Garibaldi: un episodio caduto nell’oblio da cui l’ho tirato fuori in “Spezia 1913”. Giachino finanzia un Comitato organizzatore in cui non figurano le sinistre e ciò indigna i repubblicani che ritirano i loro assessori limitandosi all’appoggio esterno. Rientreranno con il nuovo sindaco, Sindico, che garantisce miglior trattamento al Comitato popolare chiamato anch’esso ad organizzare i festeggiamenti per il monumento.
Nel frattempo, nel 1911 si vara nave Cavour e i giovani del PSI protestano per la linea compiacente con cui la Libera Parola, il loro giornale, dice dell’evento. È una critica dura i cui primi cenni s’intravedono nel 1909 in un numero della Parola anomalo già per l’inconsueta vesta grafica che non si sarebbe più ripetuta. Dalla crisi interna dei socialisti emerge Agostino Bronzi che prende la guida del Partito e soppianta la vecchia classe dirigente grazie anche alla linea rivoluzionaria deliberata al XII congresso, straordinario, di Reggio Emilia nel 1912.
Quando poi alla fine del ’13 si vota per la Camera, le correnti di sinistra di repubblicani e socialisti presentano liste proprie e autonome contrapponendosi al Blocco in cui restano le destre dei rispettivi partiti. Finisce così che al ballottaggio prevale Edoardo Ollandini, radicale sostenuto anche dai liberali e dai cattolici: non sono ancora partito, ma costituiscono un bel movimento d’opinione.
Tuttavia, l’alleanza benedetta a livello nazionale dal patto Gentiloni, non regge alla prova delle comunali. De Nobili vuole ripresentarsi, i cattolici non vogliono schierarsi con l’antico anticlericale. Così non si trova l’accordo e la divisione in campo moderato consente la vittoria del Blocco anche se pure in questa elezione tornano le liste autonome dei socialisti rivoluzionari e dei repubblicani intransigenti, legittimati in questa linea dal loro congresso appena tenutosi a Reggio Emilia. Come alle politiche, le sinistre PSI e PRI raccolgono solo pochi spiccioli di voti.
Da una parte dicono l’unione fa la forza, ma non s’accorgono della congenita debolezza; dall’altra i teorici del meglio soli che male accompagnati, non vedono l’intrinseca fragilità del loro dottrinarismo. Insomma, in città regna lo squilibrio mentre gli anarchici, tradizionalmente astensionisti, non perdono occasione per soffiare sul fuoco.