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Una storia spezzina

Gli spezzini dal braccino corto

di Alberto Scaramuccia

Il Politeama

Da poco più di tre mesi l’Italia è in guerra e qua sembra che non si sia mai voluto altro tante sono le iniziative messe in atto praticamente dovunque per sostenere il Paese. È agosto, la gente va al mare, ma frequenta anche le feste di beneficenza organizzate per le più varie finalità: dall’aiuto alle famiglie dei richiamati, alla raccolta di lana e pellicce perché, ricordano i giornali, “sulle Alpi fa freddo”. Se questo fa riflettere ancora su come lo Stato mandava a combattere, consente anche di vedere la partecipazione degli Spezzini al conflitto. Sulla stampa, infatti, non si sente più una voce che inviti alla neutralità e chi lo era fino a poco prima, ora sembra un interventista della prim’ora. L’eccezione sono gli anarchici, ma è difficile conoscere le loro argomentazioni perché Madama Anastasia la Censura è impietosa verso i loro articoli.
Ma le feste sono innumeri e dovunque, dal Beverini di Rebocco a Migliarina a Monte; si organizzano passeggiate di beneficenza; i proventi degli spettacoli di Politeama e Trianon spesso vanno all’assistenza. Per questo, la gente della Spezia appare altruista e munifica, ma la somma impegnata per il prestito nazionale, è inferiore alle attese. Ciò provoca aspre rampogne di Oreste Poggiolini contro il braccino corto dei concittadini.
Intanto, partono dalla Spezia i volontari artiglieri: nomi illustri (De Ambris, Bottai, Crozza) e sconosciuti, i giornali li registrano tutti. Dovere di cronaca, ma anche volontà di mostrare un’adesione corale. Per questo, più colonne sono riservate alle lettere che gli Spezzini al fronte mandano a casa. Ovviamente, non una che contenga lamentele, ma troviamo anche la descrizione di una battaglia avvenuta a Plava, una dei tanti scontri che si combatterono per l’Isonzo.
Insomma, la città è immersa nel clima della guerra, ma non tutti accettano le regole dell’oscuramento che sono molto severe e fanno piovere multe salate sul borsellino di chi non le rispetta, tanto che ci si chiede quale necessità ci sia di adottare misure così drastiche in un territorio che è non davvero prossimo al teatro delle operazioni.
Oltre alla guerra, siamo anche in estate. La politica va in ferie e l’unico problema cittadino con cui si cimenta, è la polemica sulle linee tranviarie. Servirebbe un servizio maggiormente capace di soddisfare le esigenze dei cittadini, ma non ci sono i soldi e in questi momenti non si può pensare di averne di più, per cui la soluzione è rimandata a tempi migliori, come la realizzazione della strada ferrata per Reggio Emilia, tratta indispensabile per lo sviluppo portuale.
Anche in seno alla Giunta c’è maretta. L’assessore Ratti non è nominato assessore anziano e se ne va dal Governo cittadino accampando motivi personali. Una volta, la stampa d’opposizione sai quanto c’avrebbe ricamato sopra, ma ora prevale la concordia e ci si limita a registrare il fatto.
Intanto, la vita rincara e ci si chiede perché il gas non diminuisca come il costo del carbone che lo produce.

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