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Una storia spezzina

Garibaldi alla Spezia, i soggiorni e le targhe

di Alberto Scaramuccia

La targa che ricorda Garibaldi affissa sulla facciata della Fondazione

Come in tutt’Italia Giuseppe Garibaldi fu figura popolarissima anche alla Spezia. La città gli è legata anche per le visite “forzate” che l’Eroe compì nel Golfo: fuggiasco o, diciamo così, tenuto sotto controllo. Dei soggiorni restano le targhe che ne rammentano la venuta.
L’ultima presenza da queste parti fu nel 1867. Garibaldi, dopo aver tentato di prendere Roma, è arrestato e portato in treno alla Spezia per essere poi tradotto al Varignano che era ormai il suo hotel di fiducia dopo la permanenza coatta di cinque anni prima. Arrivò alla stazione che era allora a Valdellora, nella notte fra il 4 ed il 5 di novembre. Oltre ad una compagnia di marina, l’attendeva una folla imponente che s’impossessò della carrozza su cui avrebbe dovuto fare il trasbordo. Staccati i cavalli, tanti baldi giovani si sostituirono ai ronzini per portarlo al lume delle torce fino in via Principe Amedeo dove era l’ingresso del lussuoso albergo Croce di Malta (per intenderci, via Minzoni e l’attuale Fondazione). Qua la moltitudine volle che riposasse e il sottoprefetto Gerenzani che dirigeva l’operazione, acconsentì per evitare il peggio. La cosa gli valse il trasferimento quasi immediato, ma anche il plauso solenne del Consiglio Comunale il 25 novembre: allora le cose si facevano a tambur battente.
Quando nel 1907 di Garibaldi ricorse il centenario della nascita, la «Democrazia spezzina», definizione bella e del tutto generica, volle apporre una targa per ricordarne la presenza quarant’anni prima. Avrebbero voluta collocarla nei luoghi caldi (Varignano o Ammiragliato), ma la Marina rifiutò il permesso assicurando che avrebbe provveduto la sua parte a ricordare l’Eroe. Infatti, alla fine dell’anno appose due targhe a ricordo del soggiorno dopo l’Aspromonte sia al Varignano che all’Ammiragliato.
Fu così che il 14 luglio la Democrazia spezzina mise la targa sul muro dell’antico albergo. Sul testo dettato dall’onorevole Barzilai che nel ’15 fu il primo repubblicano ad essere ministro in un governo del Re, Mazzini polemizzò per la data che per lui era il 4, e per il bisticcio fra «prigioniero ma libero per voler di popolo». Testimone della polemichetta, fu l’ingegner Del Chicca, dirigente del PRI fin da inizio secolo che ricorda la cosa nel ’53.
La targa poi, dice sempre l’ingegnere, venne rimossa in una notte del ’40 ad opera dello «spirito eroico» del Prefetto Avenanti. Non gli piaceva la scritta «Democrazia spezzina», la sostituì con un’altra priva di quella frase.
Finita la guerra, l’insegna originaria venne rimessa al suo posto. Lo vollero i repubblicani; l’approvò il Prefetto della Liberazione, il socialista Beghi; lo permise l’autorità militare alleata. La cerimonia avvenne giovedì 7 giugno 1945 con una commemorazione del repubblicano Ezio Pontremoli, ex sindaco e futuro senatore.
Devo queste ultime notizie alla cortesia del Prefetto Forlani che fra poco se ne va per altro incarico. Spiace perché è persona che vuole bene alla città. Lavorerà bene anche nella nuova sede.