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Una storia spezzina

Francia e Inghilterra si contendono il Golfo

di Alberto Scaramuccia - Forte Santa Maria, 3

Import 2013

(…prosegue)

Gli Inglesi tentarono, dunque, di abbattere il forte di Santa Maria perché era una piazzaforte importante nelle mani di Napoleone, senza però riuscire nell’intento, forse per la troppa fretta nel concludere l’operazione. Il fuoco non si trasmise alla polvere diligentemente sparsa per tutte le mura ed un solo angolo subì lesioni. E la cicatrice rimase come si conservano e si onorano le bandiere forate dalle ferite inferte dalle pallottole, prove del valore e del coraggio di chi sotto lo stendardo s’era battuto.
Su Santa Maria tornò il tricolore di Francia dopo che nel 1805 la Repubblica Democratica Ligure fu incorporata nell’Impero, e vi continuò a sventolare fino a quando l’aquila imperiale cominciò a spiumarsi. Allora gli antichi avversari dell’Empereur rialzarono la testa e la Royal Navy, la flotta britannica, riportò minacciosa l’Union Jack nel Golfo. A guidarla era il proconsole di Londra in Italia, Lord Bentick, risalito dalla Sicilia fino ai nostri lidi.
Fu nella primavera del 1814; la marea antibonapartista stava montando impetuosa ed i Francesi abbandonano lo Spezzino lasciando solo una piccola guarnigione a presidiare Santa Maria. Per quanto pochi, resistettero fino a che ebbero polveri e poi si arresero ottenendo l’onore delle armi. Li avevano bombardati dal mare ed erano stati attaccati anche da terra. Bentinck aveva infatti fatto sbarcare anche le truppe metropolitane, come gli Inglesi chiamavano allora i soldati arruolati nelle terre occupate e che combattevano on English pay, come dicono loro più realisti di noi che preferiamo l’espressione sotto la bandiera inglese.
Falconi, lo citiamo ancora, sostiene che erano Albanesi. Io da ricerche compiute dico che era il Reggimento di Fanteria Leggera greca che era stato inquadrato ed istruito dall’inglese Richard Church. Era un gentiluomo che tentò l’avventura delle armi, e con successo al punto che venne insignito da Sua Maestà britannica del titolo di Sir e finì la carriera come generale dell’esercito ellenico.
Non conta se furono Greci o Albanesi, l’area di origine essendo la porzione di terra compresa fra Ellade ed Epiro; importa che è venuto alla luce un altro tassello, pur minimo, della nostra storia. Neppure questo troverete scritto nei manuali di storia, sia generale che locale. La notizia è solo in un libro che ho pubblicato nel 2005 (Un turista nel Golfo, Ed. Cinque Terre) in cui dico anche della divisa portata dagli ufficiali dell’unità metropolitana. Nell’uniforme, giacca e calzoni blu, spiccano l’elmo crinito e gli schinieri rutilanti che lo assomigliano, novello Achille, ad un eroe omerico. Su tutto spicca la fustanella, il gonnellino bianco pieghettato che trae il nome dal fustagno con cui è confezionato e che tuttora vediamo indossati dagli Euzoni quando montano la guardia al Parlamento di Atene.
Questa del 1814 fu l’ultima avventura di Santa Maria, il Diamante. Inutile per le nuove tecniche belliche, rimase piccolo forte della Marina sarda e poi della italiana.