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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Fischi e pianoforte per il battesimo di Piazza Verdi

di Alberto Scaramuccia

Contestatori all'inaugurazione di Piazza Verdi

Fu poco più di due anni fa, era venerdì 30 dicembre, che venne inaugurata la ristrutturata piazza Verdi dove delle cornici colorate avevano sostituito degli alberi dalle chiome verdi a cui qualche anno prima erano state attaccate alcune cravatte.
Non serve dire delle tante polemiche legate a quell’operazione; le ricordiamo tutti.
Io mi espressi sulla questione solo dicendo che piazza Verdi è un posto di passo, non d’incontro. Basta andare in piazzetta del bastione un pomeriggio qualsiasi per capire dalle risa dei bambini che lì giocano, che cosa vuol dire la parola piazza, mentre a soli tre minuti di strada non si ferma nessuno se non chi vuole bagnare i piedi in un’acquetta che serve solo a giustificare la presenza in vita delle zanzare nei giorni dell’afa.
Ma quando la s’inaugurò piazza Verdi brulicava più di un formicaio. Confinati in un angolo estremisti di destra intonavano cori contro la Giunta di centro sinistra; nella piazza fischi e urla di protesta si mischiavano a cori di fan della maggioranza.
A contestare erano in tanti: avversari politici, ambientalisti, ultrasinistra e tanti, tanti delusi. Fu un grande chiasso che non risparmiò neppure l’intervento di Monsignor Vescovo Palletti la cui benedizione non suonò neutrale né ai pro né ai contro.
Fischi dunque, fischi tanti finché non intervenne l’allora Sindaco Federici che invitò a contestare lui dopo che l’evento avesse avuto termine, ma di trattenere la protesta per permettere al pianista Paolo Restani, chiamato ad illustrare l’evento con la sua arte, di eseguire il concerto.
All’invito fu quasi subito silenzio ed io che tenni costantemente la bocca chiusa, pensai che chi fischiava teneva la piazza, ma che tacendo oggettivamente abdicava al successo. Ma erano considerazioni da spettatore neutrale, o quasi.
Ma soprattutto mi venne da pensare a quanto è realmente neutrale l’artista che, partecipando ad un evento in maniera apparentemente asettica, di fatto lo illustra e lo legittima con la sua presenza.
Non è questione legata ad un singolo nome del pianista Restani che apprezzo per le sue qualità musicali pur non conoscendolo. Si tratta solo di una modesta riflessione di carattere molto più generale.
Chi va ad un evento invitato e probabilmente legittimamente remunerato per la sua partecipazione, proprio per il suo intervento è parte attiva nella ”cosa” che concelebra a meno che precedentemente non se ne sia dissociato.
È questione antica, dai poeti augustei al Mephisto di Klaus Mann, ma di fatto riguarda ognuno di noi ed il nostro atteggiamento nei confronti del Potere, grande o piccolo che esso sia.

ALBERTO SCARAMUCCIA