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Una storia spezzina

Ecco perché qua si fece più fame che altrove

di Alberto Scaramuccia

La Spezia ai primi nel '900

Ho già detto che gli antenati un secolo fa facevano la fame perché di roba da mangiare non ce n’era per nessuno, ricco o povero che fosse. Era tutto razionato e si comprava con la tessera con cui si acquistavano briciole di cibo: di diete dimagranti sui giornali non si leggeva, ma la gente passava il tempo a farsi buchi nella cinta dei pantaloni.
Specie la farina era razionata perché il serbatoio naturale dell’Ucraina era chiuso e di altri mercati dove acquistare grano s’era perduta la traccia. Così era giocoforza accontentarsi del poco che c’era. Però qua se ne trovava meno che altrove. Sulla base del numero della popolazione risultante dal censimento del giugno 1911, la farina veniva distribuita dalle province (la Spezia dipendeva allora da Genova) ai Circondari dove il Comune maggiore provvedeva alla ripartizione con il criterio dettato dal censimento.

Però, a casa nostra succedono intoppi. Il Popolo, testata cattolica, denuncia che al calcolo dei residenti mancano oltre 12500 abitanti non censiti per più cause: brogli in vista delle elezioni, poca attenzione nei controlli, scarso interesse di molti a registrarsi. Per di più, da fuori vengono mandati nelle fabbriche impegnate nella produzione bellica parecchi operai che devono mangiare ma non sono conteggiato negli aventi diritto. Il loro pane, dunque, viene tolto agli Spezzini e l’identica cosa vale per gli imbarcati nelle navi da guerra che non sono contati fra la popolazione residente.
Ecco perché qua si fece più fame che altrove.
La situazione è seria e per risolverla sabato 15 settembre il Vice Ammiraglio Cagni, massima autorità militare, sulla base dei poteri di cui dispone per essere Spezia piazza di guerra, manda un suo ufficiale a gestire l’ufficio approvvigionamenti esautorando da quella funzione l’Ente eletto dai cittadini. È uno schiaffo alla città e immediatamente la cosa suscita scandalo e proteste. Le due Istituzioni si rimpallano accuse e responsabilità, ma a nulla serve la reazione infuriata dell’Amministrazione comunale: l’ufficio che gestisce il cibo, resta in mano alla Marina.
Difficile dire se fu provvedimento opportuno. Certo, subito dopo il Ministero decide che i militari imbarcati siano sfamati dalle navi e non più dal Comune. Inoltre, si riconsidera il numero degli abitanti che è fissato a 100mila contro i 70mila di prima. Infine, si stabilisce che agli operai che vengono da fuori non tocchi il pane destinato alla città.
Insomma, quello fu il primo atto con cui la Marina iniziò dopo vent’anni a riprendersi il territorio. Il secondo si ebbe tre mesi dopo. Ne diremo a tempo debito.