Il 3 luglio di 100 anni fa fu un tremendo lunedì pomeriggio. Se gli Spezzini avevano capito a San Giuseppe, con la proibizione della tradizionale visita dell’Arsenale, che cosa significasse essere in guerra, è in quel giorno che la città diventa consapevole che il conflitto in qualche modo la tocca più di quanto pensa.
Alle 16 si sente un immane botto; poi scattano i soccorsi in cui si manifesta all’istante la generosità di chi corre ad assistere le vittime. Non si sa che cosa sia successo e credo non sia ancora certo. La censura, infatti, è altrettanto tempestiva degli aiuti; la notizia è immediatamente coperta, la sicurezza dello Stato viene prima di tutto. Solo una concisa notizia della Stefani informa che a Pagliari la deflagrazione di una scatola di polvere ha causato lo scoppio di tre carri ferroviari carichi di esplosivo, con tutte le conseguenze del caso. È vera e propria strage: 281 vittime senza contare i feriti.
In città sporge subito spontanea l’angosciata domanda: tremenda fatalità o sabotaggio? Certo è che subito tutti si mobilitano a favore di quanti sono stati colpiti dallo scoppio e delle loro famiglie. Anche se il borsellino è sempre pronto ad aprirsi nella solidarietà per chi è a fronte, anche se è tanto l’impegno per la guerra, di fronte a questo disastro nessuno si tira indietro e, anche se con sacrificio, ognuno sottoscrive prontamente per chi è stato colpito.
È imponente la folla che partecipa ai funerali, quella brutta sorte sarebbe potuto toccare a qualsiasi Spezzino. Ognuno sa che il caso chissà quanti ne ha risparmiati, condannandone però altri.
Il Sindaco Piola affigge un manifesto in cui si legge che è stato “infortunio” ma anche che si tratta di atto di guerra. Su questo la città s’interroga angosciata; vuole sapere se è stata solo tragica sfortuna o, peggio, attentato. Ma notizie ufficiali non ne arrivano. La capitale della flotta da guerra non si può dire che non sia adeguatamente protetta. Qualsiasi ipotesi sarebbe un’ammissione di colpa. Meglio tacere.
Tredici anni più tardi, ai Boschetti s’inaugura il monumento commemorativo delle vittime. Inaugurandolo, il Podestà Naselli Rocca dirà esplicitamente che si era trattato di un attentato che si era potuto compiere grazie all’aiuto di traditori. Però, nel suo discorso non si riesce a capire quanto ci fosse di verità e quanto invece c’entri la retorica del regime.
Chissà come successe. Restano solo le cifre: i morti, i feriti, oltre 70mila lire sottoscritte, bella cifra per quei tempi e quelle circostanze.
E resta il fatto che la città, per la prima volta da Napoleone, è colpita.
Una storia spezzina
Cent’anni fa, la strage di Pagliari
di Alberto Scaramuccia