Ho già più volte ricordato che il Municipio che stava in piazza Beverini davanti a Santa Maria, almeno già dal 1885 era correntemente chiamato, immagino per la tinta, Palazzo Cenere. Questo, dunque, era un appellativo “antico” anche se una frottola metropolitana tanto del tutto sballata quanto molto sentita ancora oggi, affibbia quel nickname solo all’ultima versione del palazzo comunale che fu realizzato nei primissimi anni dello scorso secolo. Quello fu il quarto ed ultimo esemplare della serie dei municipi che nel corso di più o meno mezzo millennio si sono succeduti nella piazza che allora era detta semplicemente “del municipio”, Giulio Beverini essendo al tempo il Primo Cittadino in carica.
Proprio un numero del Corriere della Spezia del giugno 1900 riporta in una pagina interna la mappa della piazza così come era strutturata allora ed il progetto secondo il quale si sarebbe eretto il nuovo edificio del Comune che le bombe dell’aprile 1943 avrebbero poi fatto a pezzi.
Ebbene, nella prima carta (la riproduco all’inizio dell’articolo) vediamo che il palazzo è collocato all’interno di un caseggiato che comprende anche altri stabili di molto minor pregio: “vecchie casupole d’affitto”.
Del Municipio il disegno ci consente di individuare con esattezza la collocazione che è proprio davanti al palazzo Biassa, sede centrale oggi di Carispezia. Segno di un periodo in cui le case si costruivano con estrema libertà senza rispettare gli spazi altrui, al complesso si attacca ad est un grosso palazzo che è costituito dalle case Perotto e D’Isengard con via Magenta, quella della Pia, che scaturisce nello spazio lasciato libero dai due caseggiati.
Dalla parte opposta vediamo via del Carmine, la strada che nasceva dalla porta di via Persio, che avanza imperiosa fino in corso Cavour, non essendo ancora ridotta a straducola quale è oggi. In alto a destra compare l’ultimo tratto della via Roma che ancora si pensava di prolungare al mare come le consorelle parallele che le giacciono ad occidente, progetto che andò fallito per l’endemica debolezza delle casse comunali.
L’altra mappa (la si vede in fondo all’articolo) è il frutto di un lungo studio: le case d’affitto che stavano a tergo del Municipio vengono abbattute per fare un “nuovo e vasto caseggiato” in cui la burocrazia comunale può finalmente trovare tutto lo spazio che le era mancato fino ad allora. In definitiva, un nuovo palazzo che s’impianta su un vasto cortile di circa 144 metri quadrati, mentre il caseggiato alle spalle sparisce come peraltro aveva già previsto il piano regolatore “avente di mira il risanamento della città”.
Una storia spezzina
Cambia il progetto per rifare Palazzo Cenere
di Alberto Scaramuccia