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Una storia spezzina

C’è la Guerra, stop alle visite in arsenale

di Alberto Scaramuccia

Via Diaz in una foto d'epoca

Se chiuderà Schengen, allora capiremo che giorni viviamo, così come ci siamo resi conto dell’11 settembre quando al check in dell’aeroporto non sono passate le bottigliette d’acqua: sono le piccole cose che immergono nella realtà.
Cento anni fa gli antenati compresero d’esser in guerra quando la tradizionale visita in Arsenale per San Giuseppe fu proibita per sicurezza. La tradizione interrotta svelò la realtà.
Per il resto, fu il solito Circo Barnum, allora come oggi che è tornato come fa da oltre 350 anni a rallegrarci con le bancarelle, i suoni, i tanti profumi. Riecco l’ordinata confusione della fiera, e la contraddizione dell’ossimoro è solo apparenza. La calca che s’agita stretta urtandosi vociante nell’affannosa ricerca di spazio, pare mossa da mani sapienti che con fili invisibili indirizzano la marea di marionette che affollano la Fiera nelle tante direzioni che menano all’appagamento dei desideri: anche così si cerca la felicità.
Da bimbo, tanti decenni fa, giravo per via Garibaldi in cerca dea rèsta de nissèe, la collana di nocciole che era monile da cui menare vanto, combattuto fra l’ansia di mettere mano allo schiaccianoci ed il dispiacere di frantumare i grani di quel rosario profano che ogni bancarella esibiva in tante lunghezze, una per ogni tasca.
Oggi la rèsta è un’impresa trovarla, né si sa cos’è. Altri sono gli oggetti di culto nel mondo che coniuga consumo e tecnologia, viene da pensare mentre il moderno furgone si tramuta in negozio e la mente va ai carretti che diventavano banchi.
Però, il mutamento fra quando i fanti vestivano i calzoni corti e ora che le braghe si portano alla pescatora, si avverte soprattutto con l’olfatto: tanto era inodore, almeno nella memoria, a féa de San Giüsèpe, così è oggi untuosamente ricca di sapori e aromi la kermesse la cui location è ormai ai giardini e sul mare.
Ha girato tanti posti la nostra fiera. Cento anni fa i banchi erano migrati da corso Cavour a viale Savoia che, se lo chiedi, quanti sapranno che oggi è Amendola! Il tempo passa pure per i nomi, non solo per gli odori.
Da quasi un anno si era in guerra, ma a-a féa era ugualmente allegra e chiassosa. Ci si diverte, ma non si scorda la lotteria delle Dame di Carità. Va tutto in beneficenza e i doni sono altolocati: dalle Loro Maestà arriva un centro tavola in argento, dal Papa un orologio.
Poi si torna alle bancarelle e “i turgidi e rotondi polsi delle floride giovinezze montane accolgono la resta di nocciole offerta dallo spaviccio”.
Bee mee fantele, quando vi offrono un panino con la porchetta, ricordate che cosa regalavano i trisnonni alle morose!