In questo periodo, il calendario della rubrica è fitto di appuntamenti. Incalzano quelli legati alla Grande Guerra, né vanno dimenticate le ricorrenze locali: costituiscono la testimonianza dei passi compiuti nel suo lungo viaggio dal nostro territorio e pare giusto ricordarle. Rischiano, infatti, di cadere nel dimenticatoio data l’abituale trascuratezza che chi di dovere ostenta verso il bel patrimonio della nostra storia.
La conclusione è che è difficile trovare buchi negli appuntamenti domenicali, ma, sgomitando un po’, sono riuscito a scovare un paio di spazietti per descrivere qual era la situazione politica in città 100 anni fa. È una conoscenza senza la quale risulterebbe assai difficile orientarsi tra gli avvenimenti tumultuosi della seconda metà del 1914: sono fatti di spessore anche se la ricerca storiografica che si è finora cimentata con essi, non sempre ha saputo definirli al meglio.
Dunque, all’epoca dei fatti, nel 1914, giusto un secolo fa, il potere cittadino è in mano all’Alleanza Popolare, una coalizione che comprende massoni, radicali, repubblicani, socialisti. La dicono anche Blocco e bloccardi è il nome al limite dello sprezzo con cui vengono chiamati. Nel 1909 hanno strappato il potere al gruppo liberal-moderato che si riconosceva nella figura di Prospero De Nobili, leader carismatico e indiscusso. De Nobili non assurse mai alla carica di Primo Cittadino della Spezia; rivestì solo l’incarico di assessore nel sindacato Pontremoli del 1890, ma 7 anni dopo è eletto alla Camera dove compie una bella carriera raggiungendo con il gabinetto Zanardelli il posto di Sottosegretario al Tesoro, carica che poi lascia per andare a fare l’imprenditore in America.
Nei primi momenti della sua ascesa De Nobili godeva dell’appoggio delle componenti popolari della popolazione spezzina, Società di Mutuo Soccorso in testa: gli concedono fiducia e lo aiutano a prendere il potere a spese della Marina, al tempo padrona quasi incontrastata. L’operazione va in porto nel 1897 e da quella data per 12 anni De Nobili e i suoi governano il territorio. Perdono, però, consenso in fette progressivamente crescenti dell’elettorato che non è soddisfatto di come i denobiliani gestiscono la cosa pubblica. La borghesia illuminata e tanti commercianti ritirano il loro appoggio, ma sono soprattutto le fasce più deboli a non riconoscersi più nell’azione politica delle amministrazioni denobiliane che non soddisfano le loro aspettative, del deputato De Nobili neppure condividono più l’azione politica. La scollatura si verifica in uno sciopero degli arsenalotti del 1904 cui l’onorevole rifiuta l’appoggio. E’ un duro strappo che manda in crisi la consorteria denobiliana e che si concretizza nel 1909, vero e proprio tornante storico. In quell’anno, prima alle politiche e poi alle amministrative, il Blocco stravince spazzando via quella che considerano una casta. A marzo i bloccardi eleggono il radicale genovese marchese D’Oria alla Camera; in autunno prendono il Comune.
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