Ho detto che nell’agosto 1916 si intitolò a Cesare Battisti la piazza che fino a quel momento la vulgata popolare chiamava Persio, senza però che fosse mai stata ufficialmente dedicata. In altre parole, non c’era nessuna targa apposta dal Comune ad eleggerla a ricordo del poeta latino Persio il cui nome senza che nessuna autorità gliel’avesse aveva mai conferito, s’era esteso allo slargo dalla strada che da lì camminava, come ora, fino al mare.
Ma ‘sto Aulo Persio Flacco chi era mai? Non fu solo un carneade, ma un importante poeta latino del primo secolo dopo Cristo la cui specialità era la satira, il componimento con cui si spargeva ironia e ridicolo sui costumi per correggere le contraddizioni della società.
Volterrano di origine, rampollo di famiglia ricca ma non nobile, morì non ancora trentenne nella villa che possedeva qui sul Golfo che amava molto. Proprio per lodare le insenature che lo affascinavano, nella sua famosa (per noi) sesta satira riprende un verso di un più antico poeta, Quinto Ennio. Questi nel latino del secondo secolo avanti Cristo, un po’ diverso da quella che s’insegna al Costa (ebbene sì, anche il latino si è modificato nel tempo, non solo lo spezzino) invitava i suoi amici a far visita al porto della Luna, che chissà mai dove stava, perché era una cosa che conveniva, che tornava utile.
Poi, come detto, Persio morì a soli 28 anni. Credo sia stato l’unica persona importante a scomparire così giovane sulle sponde del Golfo. Ce ne fossero stati altri di pari nomea, chissà, forse anche di noi avrebbero detto vedi il Golfo della Luna e poi muori. Meglio così; siamo belli lo stesso.
Su Persio leggi parecchio su qualsiasi manuale di letteratura latina, ma per chi ne fosse stato sprovvisto provvide un articolo anonimo comparso sul Corriere della Spezia nella seconda pagina del numero con cui si dice dell’intitolazione a Cesare Battisti della piazza che mai era stata dedicata ad alcuno. Si tratta di un articolo che non è firmato ma in cui non si fa fatica a individuare sotto l’anonimato impostogli dal ruolo diciamo così istituzionale, la penna sempre bella di Ubaldo Mazzini. Dirigeva la Biblioteca Civica, era appena stato nominato “Ispettore dei Monumenti, scavi, ecc. per il Mandamento dell’Aulla”, non poteva né gli giovava apparire autore di articoletti che, fra l’altro, nulla gli aggiungevano. Ma la voglia di partecipare per far crescere gli altri nella consapevolezza della loro identità era tale, che scrive anonimo anche se tutti lo riconoscono. Così anche di quell’articolo si può dire: quel gran pezzo dell’Ubaldo!
Una storia spezzina
Aulo Persio Flacco, il primo promoter turistico dello Spezzino
di Alberto Scaramuccia