Nel 1911 una grossa fronda si manifestò all’interno del Partito Socialista spezzino. Si vara il “Conte di Cavour”, grande corazzata, ed il suo battesimo delle onde è occasione per una grande festa sia per la Marina che è rinforzata nell’organico dalla nave costruita nell’Arsenale spezzino, che per la Spezia che è confermata nel ruolo che ormai da tempo riveste, di capitale della flotta da guerra. Per di più, la città è letteralmente invasa da una marea di viaggiatori che la stipano in ogni sua parte riempiendola di allegria che si spande per le strade e facendo la felicità di albergatori, commercianti, ristoratori che fanno affari d’oro.
Alla letizia generale partecipa anche la “Libera Parola”, il foglio del PSI locale. La testata nel varo vede soprattutto il successo delle maestranze spezzine e della loro elevata professionalità, ma sorvola sulle implicazioni ideologiche della cosa.
Questo, però, provoca una dura lettera di protesta del giovanissimo Arturo Paita che rimbrotta i compagni del gruppo dirigente rei ai suoi occhi di essersi troppo imborghesiti trascinando tutta la sezione locale in questa deviazione che allontana dalla purezza ideologica e dottrinale. Poco dopo, la sua reprimenda è ripresa in maniera ancora più dura da un più imberbe Agostino Bronzi, figlio di buona famiglia che la consapevolezza delle contraddizioni della società in cui vive, ha portato a militare a sinistra. Per Bronzi è l’avvio di una lunga e felice carriera politica che lo porta quasi subito alla guida del Partito spezzino, leader della corrente rivoluzionaria-intransigente che poco dopo assume il controllo del Partito spezzino. Dei socialisti locali egli resterà sempre il dirigente più apprezzato fino alla nomina a senatore nel 1963, anche se le sue idee via via si faranno più inclini a ritrovare soluzioni riformistiche.
Paita, che poi a lungo sarebbe stato il segretario del Comune, dopo poco da quel suo violento attacco, aveva già modificato idee ed atteggiamento.
Qua però voglio dire di un fatto sempre sfuggito alla ricerca precedente.
Una protesta contro l’imborghesimento del PSI spezzino s’era già manifestata l’11 novembre 1909 in un articolo anonimo in cui non si fatica a riconoscere le caratteristiche dell’analisi dura e massimalista di Paita e Bronzi di due anni dopo.
Fra l’altro, anche la testata della Libera Parola in quella copia ha un’insolita veste grafica. Una cornice graziosa inquadra le due parole che sono composte in un insolito carattere di gusto floreale, mentre negli altri numeri LIBERA PAROLA, è sempre scritta in caratteri maiuscoli, massicci, lapidei.
Una storia spezzina
"Libera parola" contro l’imborghesimento
di Alberto Scaramuccia