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Sprugoleria

Sprugoleria

Quella sospirata vittoria "unguibis ed rostris"

di Bert Bagarre

Import 2021

Le aquile bianche di Sprugola City combattono a Torino in un match che sa molto di spareggio salvezza.
A tutti viene in mente la partita che diede ai Vigili del Fuoco di Sprugolandia lo scudetto per la vittoria sul Toro di Valentino, Gabetto e Loik che assistevano Piola: e scusate se è poco.
Noi, però, oggi vogliamo fare un salto ancora più indietro negli anni e andare ad oltre 95 anni fa (mamma mia, quant’è difficile fare i conti!). Domenica 14 dicembre 1924 la squadra della Sprugola ospita al Picco (già si chiamava così il nostro stadio) la blasonata squadra della Mole Antonelliana.
Ogni pronostico ci è contro e non c’è chi scommetterebbe un cito contro la vittoria dei granata. E invece…
Il giornale che stende il resoconto non lesina sulla retorica quando dice che “la Vittoria, sublime donna capricciosa, ha voluto far cadere sul campo spezzino la sua corona di sempreverde”.
Era successo che un granata, tale Aliberti, “tocca con la mano il pallone nella sua area di rigore” sì che “il Sig. arbitro Olgianti impone la giusta punizione per cui il piede, non certo apollineo, del rude Tognetti marca il punto”.
Spinto dall’orgoglio il Toro ci dà sotto ma le maglie bianche si difendono allo spasimo “unguibis ed rostris” (sì, proprio ed) e portano il risultato a casa. Quanti complimenti ai vincitori per tecnica e organizzazione di gioco, ma onore ai vinti: quanto rispetto nel calcio dei tempi cui erano ignote le diavolerie del Var e consideravano la vittoria su rigore quasi una mezza sconfitta.

“O gran bontà dei cavallieri antiqui”, disse quello là che già sapeva quanto sia disincantato ogni mondo moderno che spaccia per retorica la volontà di combattere sul campo: non per ottenere il successo, ma principalmente per sapere chi si è, quanto si vale, quanto si è capaci di soffrire.
Quella partita, nonostante il tempo fosse “inglese”, dice la cronaca, erano in duemila (“pubblico enorme” è il commento) a vedere l’incontro al Picco, a urlare per le aquile sulle tribune zeppe di “figliole pulcherrime”: anche allora il calciatore destava interesse o nel tifo femminile c’entrava l’amor di patria? Chi lo sa; certo è solo che “alla fine fu suspirata vittoria, clamore e clangore gioioso”.
Come va fra due ore chissà chi lo sa. Intanto oggi si gioca a Torino e allora era il Picco a fare gli onori di casa, poi dei corsi e ricorsi storici è meglio non fidarsi perché spesso sono illusori.
Però, vale il commento dell’ignoto cronista d’antan: contro tecnica e potenza, si affermano i valori morali di volontà ed impegno, meglio se accompagnati dal quid imponderabile della buona sorte.

BERT BAGARRE