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Da Sarzana via libera al piano Acam, l’opposizione non vota

Polemica uscita dall'aula prima dell'alzata di mano, Rampi: "Tutti i responsabili della catastrofe Acam sono complici di questa operazione". Garavini: "Nuovo soggetto garantirà tariffe minori".

Consiglio comunale Sarzana 24 febbraio 2017

Il consiglio comunale di Sarzana ha approvato ieri sera il piano industriale del Gruppo Acam senza il voto dei tre esponenti dell’opposizione, usciti al momento del voto per protestare contro il comportamento della maggioranza. Poco prima infatti era stato bocciato l’emendamento proposto da Chiappini (M5S), Rampi (FdI) e Zanetti (Sel) ma sostenuto in fase di alzata di mano anche da Mione, che proponeva di integrare un capoverso relativo al documento con le parole “composto di 37 pagine compreso frontespizio, dopo allegato 1”. Nel corso della lunga serata – rallentata inizialmente anche dall’assenza del numero legale – i tre consiglieri hanno infatti più volte sollevato perplessità sull’esiguità del piano industriale messo a disposizione dell’assemblea, tanto che in apertura lo stesso Rampi ha posto una questione sulla possibile sospensiva della pratica “che non è conforme – ha detto – e che quindi il consiglio comunale non può votare. Abbiamo una serie di slide senza alcuna certificazione non un piano industriale, rischiamo di approvare un documento classificato come “confidenziale” e che non conosciamo”.
Tesi sostenuta anche da Chiappini il quale ha definito “insufficiente” la documentazione messa a disposizione ed ha sottolineato come gli sia stato impedito di sottoporre il materiale anche ad un consulente. “Non si capiscono né il contenuto né il piano – ha aggiunto – l’amministrazione si metta un po’ più in regola perché cose così complesse non si possono sempre discutere all’ultimo. La partecipate sono dei cittadini e non possono fare quello che vogliono”. Per la maggioranza sia Antola che Frassini hanno invece evidenziato come il piano sia stato ricevuto nei tempi giusti ed illustrato anche in sede di commissione, mentre la sospensiva è stata respinta poco dopo con otto contrari, tre favorevoli e un’astensione (Mione).

“Il piano industriale è uno solo ed è quello che avete voi – ha puntualizzato l’a.d. Gaudenzio Garavini intervenendo in consiglio – e sarà allegato al bando di evidenza pubblica. Esiste della documentazione a supporto che è servita per la sua stesura e per la quale ho dato disponibilità a prenderne visione e fare copie di parti che non siano legate ad elementi di riservatezza visto che questa documentazione non può essere messa in giro nei tempi stabiliti”.
Il manager dell’azienda ha quindi provveduto ad illustrare i contenuti principali del piano e la situazione che ha portato alla sua realizzazione. “Al 31 dicembre 2016 il debito di oltre 300 milioni di euro è stato ridotto a 172 milioni – ha spiegato – oggi circa 120 milioni sono su Acam acque con l’impegno a restituirli entro il 2033. Cessioni e sacrifici dei lavoratori hanno portato liquidità per circa 77 milioni di euro, significa che 95 milioni di euro sono stati frutto di interventi di ristrutturazione strutturale e di riduzione dei costi: dal 2013 fino al prossimo consuntivo il gruppo Acam non ha più avuto perdite mentre il primo approvato ne aveva una di 50 milioni. I costi operativi del gruppo si sono ridotti dall’82% al 70,2%. Oggi – ha proseguito – siamo in una situazione ben diversa da quella del 2012 e abbiamo pensato insieme ai soci di approfondire criticità e dimensione industriale per poter salvaguardare e rafforzare i servizi. Abbiamo presentato il piano industriale pensando a cosa potrebbe fare oggi Acam e cosa in un’ipotesi di aggregazione con un nuovo gruppo. Lo abbiamo fatto confrontando, tariffe, qualità dei servizi, occupazione ed investimenti”.
Rassicurando i presenti su come il nuovo soggetto consentirà di avere tariffe inferiori a quelle che potrebbe garantire Acam, Garavini ha poi spiegato: “Il servizio è nettamente migliorato ma si può fare qualcosa di più e ritengo che nell’ambito della nascita di un nuovo gruppo, perché di questo si tratta non di una cessione, questo sarà possibile. Dopo la riunione dei soci uscirà un avviso pubblico e verranno individuati e valutati i soggetti che si presenteranno, chi passerà questa pre qualifica dovrà presentare un’offerta. Sono assolutamente convinto – ha concluso – che la prospettiva di consolidamento e miglioramento è fondamentalmente nella possibilità di entrare in un soggetto in grado di assolvere al suo compito”.
Parole che hanno trovato l’approvazione di Lorenzini (Pd) il quale ha sottolineato come “la rotta sia stata faticosamente invertita per arrivare ad una società che ha un debito ancora consistente ma che nel 2015 è riuscita a produrre utili in maniera autonoma. Un soggetto che ha una prospettiva di crescita e che da questa aggregazione potrebbe trovare potenzialità ed interessi anche per nuovi investimenti da effettuare anche su fognature e reti idriche”.
Prevedibilmente di diverso avviso l’intervento del capogruppo Cinquestelle Chiappini il quale sfoggiando sul proprio computer un manifesto contrario all’accordo con Iren, ha affermato: “Non vogliamo essere complici di un disastroso esproprio dopo le scellerate gestioni precedenti. Non possiamo nemmeno essere fiduciosi su un colosso come Iren che ha già debiti e contenziosi con i propri dipendenti”. Sull’assenza di alternative al piano attuale si è invece soffermato Mione, ricordando anche le responsabilità della politica “nei pasticci sulla gestione di Acam” e lodando anche il lavoro svolto da Garavini ed i sui collaboratori per quanto fatto in questi anni: “Sono favorevole a questa soluzione – ha aggiunto – ma dobbiamo essere consapevoli che in questa situazione ci ha cacciato una cattiva politica”. Tema questo ripreso anche da Frassini: “Chi ci ha preceduto è rimasto in silenzio di fronte alle responsabilità e agli errori dei soci che non hanno mai vigilato”. Ancor più duro Rampi: “La circostanza è smentita dagli stessi atti presentati visto che si legge “il piano industriale prevede” ma questo non trova seguito nelle altre pagine, non ci è stato presentato il piano industriale, ci è stato mentito. Fa impressione – ha osservato – che lo si approvi in tutta fretta prima delle elezioni del socio di maggioranza (Comune della Spezia) ed è brutto beffarsi delle persone e trovarsi con una maggioranza che non replica e non interviene. Questo piano è in assoluta continuità con quello che è stato fatto prima: le persone sono sempre le stesse, questa catastrofe è figlia di queste amministrazioni. Tutti i soggetti responsabili di questa situazione – ha concluso – sono stati complici di questa operazione, ciascuno ha ottenuto promozioni ai più alti livelli”.

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