LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

“Scrivere è sempre stata la mia ancora di salvezza”

La sarzanese Serena Baldoni sogna di diventare una grande scrittrice e presenta il suo primo romanzo ambientato nella Vancouver del 2095: "Broken Worlds è nato vent’anni fa, in un periodo difficile della mia infanzia, fra anoressia e bullismo".

Serena Baldoni

Voluto, sudato, desiderato. E alla fine “Broken Worlds” è finalmente pubblicato. Il sogno di Serena Baldoni, quello di vedere il suo romanzo stampato davanti ai suoi occhi, si è finalmente realizzato. In un periodo storico dove per i giovani è facile perdere le speranze, assistere al successo di un’esordiente di provincia assume un grande significato: il sorriso e la soddisfazione sul suo volto diventa stimolo e incoraggiamento per tutti quelli che pensavano di non riuscire più di concretizzare dei progetti. Il desiderio di Serena diventare scrittrice sia nato e cresciuto con lei, quando era solo una bambina. La giovane castelnovese ha sempre avuto un rapporto intrinseco ed intimo con la scrittura. Scrivere per lei era una necessità, non un obbligo. Un piacere, non un dovere.

Un libro in parte autobiografo, ambientato nella Vancouver del futuro del 2095. Le premesse non sono niente male. “Fisicamente, in libreria, essendo un’esordiente, sono presente in un paio di librerie della provincia. Anch’esse sotto preordinazione online. Vedere “Broken Worlds” e poterlo tenere fra le mani finalmente, è stata la realizzazione di un sogno rimasto chiuso per vent’anni in un cassetto”. Il titolo? Ho trascorso mesi davanti a un pc, dinanzi a un traduttore, provando e riprovando a creare la giusta risonanza vocale, fino ad arrivare a “Mondi Spezzati” ovvero “Broken Worlds” che non manterrà lo stesso titolo nei successivi due volumi. In anteprima voglio rivelare che “Broken” rimarrà, seguito però da altre parole chiave”.

Una volta terminato il tuo romanzo è stato difficile trovare una casa editrice disposta a pubblicarti? “Sinceramente no, ho avuto diverse proposte di contratto da parte di case editrici di modeste dimensioni. E quando Viola Editrice ha accettato di stampare ho provato una sensazione paragonabile alla gioia di un galoppo sfrenato, per me la massima espressione di felicità e libertà”.

E’ un libro di fantascienza. Quali sono state le tue firme di riferimento di questo genere letterario?
“In realtà, non sono mai stata una grande appassionata di fantascienza… nasco come una lettrice di horror e fantasy, sono cresciuta a splatter, pur non essendo indicati per una bambina di giovane età. La trilogia è più un mix di tutti questi generi, la fantascienza è uscita senza quasi rendermene conto, per via di guerre climatiche, mutazioni genetiche, zombie e pianeti della galassia, sui quali si basa il romanzo. Per le scene horror mi sono ispirata al re del genere, Stephen King”.

Il tuo libro preferito?
“Non riesco proprio a citarne uno solo! La trilogia di Suzanne Collins “Hunger games”. “Misery” di Stephen King e “L’uomo che sussurrava ai cavalli” di Nicholas Evans (una mia eccezione che si rifà alla passione per l’equitazione).

Come è nata la tua passione per la scrittura?
“È nata con me. Scrivevo già all’età della scuola materna, estraniandomi dal resto del mondo. Broken Worlds è nato letteralmente vent’anni fa, in un periodo difficile della mia infanzia, fra anoressia e bullismo. Scrivere è sempre stata la mia ancora di salvezza”.

Ti sei mai trovata davanti a una pagina bianca senza sapere da dove iniziare. Il cosiddetto blocco dello scrittore? “Per adesso no… mi trovo tuttavia in difficoltà, alle volte, sul trasportare le idee che mi frullano nella testa in scritto… forse perché compio numerosi viaggi mentali in continuazione e senza sosta”.

Tra i personaggi del tuo libro qual è quello che ti rappresenta di più e perché?
“La protagonista, Violeth, perché è come se una parte di me fosse cresciuta con lei mentre componevo la storia. Persino a distanza di anni, quando ho deciso di modernizzare il testo, lei ha continuato ad essere una mia proiezione spesso e volentieri”.

Il tuo libro non intriga solamente i lettori, ma li invita a riflettere. Qual è il messaggio che hai voluto far passare attraverso le righe?
“Ho voluto far passare un messaggio forte sotto certi aspetti, del quale mi assumo la completa responsabilità, estraniando invece Viola editrice. Un messaggio di ribellione delle coscienze, piegate e lobotomizzate da un sistema che tende a renderci schiavi inermi, senza prospettive di speranza per il futuro, conformi alle masse”.

Hai un luogo speciale in cui scrivere?
“Nel mio monolocale, ma sono un tipo versatile, riesco a scrivere ovunque, bar, pub, posso estraniarmi da ciò che mi circonda al di là del caos in cui mi trovi. Elaboro sempre quello che voglio far accadere nella mia mente, lo vivo dapprima come fosse un film, solo dopo trascrivo. Posso trarre ispirazione da eventi storici passati, da un film che sto guardando alla tv, da un articolo letto, da una canzone… dipende”.

Quando hai capito che avevi finito di scrivere Broken Worlds cosa hai provato?
“Mi sono imposta di concludere Broken Worlds al terzo per non rischiare di cadere nella mia stessa trappola che mi spinge a non scrivere mai un’opera unica. Alla chiusura del terzo ho provato una soddisfazione personale, di rivalsa anche contro chi non credeva in me e mi ha spinta, inconsapevolmente, a continuare a scrivere”.

Cosa vuol dire per te essere una scrittrice?
“Essere me stessa, sfogare quella parte di me che produce fantasia “in eccesso” se così si può dire… scrivendo riesco a liberarla, ad alleggerirmi”.

Hai in programma di scrivere un nuovo libro?
“La trilogia è completata e attende di uscire in successione, mentre tra qualche mese uscirà un e-book di genere totalmente differente, una sorta di autobiografia divisa in due volumi che rappresenterà un’eccezione per me. Oltre questi ho pronta una seconda trilogia e sto lavorando ad una quadrilogia che forse non riuscirò a chiudere con il quarto…”


“In questo momento no, all’arrivo del nuovo anno mi piacerebbe far tappa a Torino alla scuola di cucina “La palestra del cibo” di Sergio Maria teutonico, noto chef di Alice tv, per dar vita ad una presentazione che si allacci anche al cibo tramite i piatti degustati dai miei personaggi”.

Più informazioni