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E quei 49 milioni...

Mione ‘silenziato’, Rampi dice no alla Lega

Il capogruppo del Carroccio Iacopi: "In Piazza Martiri lesi i diritti di molti, Paese dei furbetti". L'ex presidente del consiglio comunale: "Se sa vada in Procura. Oppure cessi il suo venticello".

Sarzana, consiglio comunale

Le mozione non è stata ammessa dal presidente del consiglio comunale Carlo Rampi, ma il suo spazietto l’ha trovato comunque per bocca del consigliere di opposizione Paolo Mione, capogruppo di ‘Sarzana per Sarzana’. Che della mozione, presentata dalla Lega, era il grande protagonista. Un testo urgente sottoposto alla presidenza rampiana prima del consiglio di ieri e mirato a valutare l’opportunità della partecipazione di Mione al dibattito su Piazza Martiri in virtù di legami professionali con l’impresa Miranda.

“Si pensa di mettere un cerotto sulla bocca, di chiedere al presidente del consiglio comunale di interrogarmi… ma il presidente ha detto alla Lega di andare a fare un’altra cosa – ha affermato Mione in consiglio -. E magari Rampi chieda alla Lega se hanno qualche parente che abita nella zona di Piazza Martiri. Brutto pensare che un gruppo politico voglia bloccare la bocca agli altri, tra l’altro con un pseudo ordine del giorno nel quale sarebbe stato meglio seguire un po’ di consecutio temporum: la correttezza formale è importante, siamo consiglieri comunali. Nel gruppo avete anche un’insegnante…”. L’ex Pd ha infine sgombrato il campo: “Non sono più l’avvocato dei fratelli Miranda da anni. Mi occupo soltanto di una querela penale sporta dall’amministratore della società nei confronti di un cittadino sarzanese da cui si è sentito offeso. Questo non fa venire meno la mia serenità nel partecipare al consiglio né di dire che reputo corretto ricorrere al Tar in caso di problemi amministrativi e denunciare in caso di problemi penali”.

E non finisce qui: “Se Iacopi ha contezza di profili illegali – così Mione -, vada in Procura, proceda, non si limiti a sbandierare per fare del colore. E’ carabiniere, sa come si fa. Del resto quando qualcuno è corrotto va pesantemente punito. Ma va punito anche chi rappresenta realtà che possono far ingenerare in altri il pensiero che qualcuno sia corrotto. Se Iacopi sa, agisca, altrimenti se non ha prove o argomenti taccia e si scusi del suo venticello”.

Una risposta a quanto il capogruppo leghista aveva detto mezz’ora prima nel suo intervento d’esordio su Piazza Martiri, un “regalo dell’amministrazione Cavarra alla Laurina srl che lede il diritto di molti a favore di pochi – le parole di Iacopi -. Purtroppo l’Italia è un Paese dove le leggi prima ancora di farle si pensa a come eluderle. Ricordiamo lo scandalo di Tangentopoli, che ha scoperchiato un vaso di Pandora. Poi i partiti hanno cambiato nomi e simboli, ma in realtà non è cambiato nulla. Pensiamo ai casi delle multinazionali come Parmalat e Cirio, delle banche Mps, Etruria e Carige: pagano sempre i cittadini. Quella italiana è una società di furbetti del quartierino, i concorsi al 90 per cento sono truccati e lavorano solo i raccomandati. Arroganza, prepotenza e cupidigia la fanno da padrone. I padri costituenti volevano una società migliore, invece siamo un Paese di sudditi di un potere politico asservito a sé stesso”. Un’invettiva infuocata, che ha visto Mione altresì puntualizzare: “Le Lega non vorrà mica rivendicare la sua verginità… Iacopi pensi al Trota, ai diamanti, ai 49 milioni”.

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