Sarzana - Val di Magra - “Chi è Banksy? Si chiama Robin Gunningham, si sa che è lui ma se non lo conferma noi non lo possiamo dire”. Così Stefano Antonelli, curatore con Gianluca Marziani della mostra “Early artist know as Bansky” inaugurata questa mattina alla Fortezza Firmafede di Sarzana, dove sarà visitabile fino al 6 giugno. Promossa e prodotta dall'associazione Metamorfosi di Pietro Folena con il sostegno del Comune e il patrocinio della Regione e del Mibact, è di fatto la prima esposizione ad aprire quest'anno in Liguria, ospitando negli spazi della Cittadella una selezione di serigrafie originali realizzate fra il 2002 e il 2007.
“Si tratta delle prime realizzate per il mercato di massa – spiega Antonelli – prestiti che non arrivano qui da grandi collezioni pubbliche ma da comuni privati britannici, francesi, tedeschi o italiani, che le hanno acquistate in quel periodo, ben prima dell'esplosione del mercato degli ultimi tempi. Fino a due anni fa – prosegue – le opere presenti qui valevano fra i duemila e i trentamila euro, oggi oscillano fra i quarantamila e il mezzo milione”.
Cifre che danno quindi il valore di un'esposizione che racconta un'artista fuori dagli schemi – arrivato nei musei non attraverso critica e curatori ma grazie alla forza delle sue immagini – che oggi fa notizia anche con un semplice post sulla sua pagina Instagram. Dalle sterline con il volto di Lady Diana, a Jules e Vincent di Pulp Fitcion, fino a scimmie e ratti con i quali lanciò messaggi profetici dalle strade londinesi, l'iconica bambina con il palloncino rosso e “Love is in the air”, stencil apparso nel 2003 a Gerusalemme, negli spazi espositivi si trovano dunque i lavori più noti (ben descritti nelle schede che li accompagnano) di chi è passato dai graffiti nei sobborghi alle aste milionarie – e sorprendenti - da Sotheby's. Pezzi che anche in veste museale e non propriamente "di strada" hanno un senso e un messaggio.
“In una città nota per la sua storia e il suo Festival della Mente – aggiunge Antonelli – arriva un artista che mette mano alla distopia del tempo che viviamo con il suo british humor, ragionando sul sistema con una visione critica. Banksy alla street art aggiunge un lato performativo con un linguaggio semplice con il quale afferma quello che ha da dire posizionandosi dalla parte del popolo e non del sistema”.
Un punto fermo del contemporaneo che non appare, non ha nulla a che fare con le mostre a lui dedicate né si fa rappresentare da istituti o gallerie, come ben specificato sul sito “Pest control office”, unico canale ufficiale insieme al suo seguitissimo profilo Instagram. “Per noi Banksy è essenzialmente un indirizzo email – conclude Antonelli – al quale comunichiamo le nostre iniziative come questa e le opere che esponiamo. Ogni tanto risponde firmandosi con una B”.