Sarzana - Val di Magra - “Il Covid-19 non si è attenuato né è più gentile. Non si sono diffuse varianti più morbide, anzi, probabilmente l'unica variante è leggermente più aggressiva, ma non è sicuro: bisogna tenere a memoria il so di non sapere di Socrate. Perché la pandemia si è un po' attenuata? Perché ci proteggiamo, perché proteggiamo i più deboli, stiamo all'aperto, curiamo meglio e facciamo diagnosi più in fretta”. Parola dell'illustre immunologo Alberto Mantovani, il ricercatore italiano più citato nella letteratura scientifica internazionale, che oggi pomeriggio ha aperto la 17ma edizione del Festival della Mente – a tema 'Sogno' e con streaming gratuito - nel tendone di Piazza Matteotti, ordinatamente popolato da un pubblico giocoforza contenuto vista l'esigenza di arginare il contagio. La lectio Immunità, dal cancro a Covid-19: sogni e sfide si è dipanata appena dopo i saluti istituzionali. “Questo evento è l'abito di gala della città, riuscire a organizzarlo non era scontato. Un vero sogno, in linea col tema”, ha osservato la sindaca Cristina Ponzanelli. “Avevamo molte perplessità sull'organizzare o meno – ha proseguito Andrea Corradino, presidente Fondazione Carispezia -, sia per la situazione sanitaria, sia perché ci siamo chiesti se in un momento del genere non fosse il caso di dedicare le risorse all'emergenza. Ma è prevalsa l'idea che le fondazioni hanno il dovere di sostenere i territori anche organizzando appuntamenti come questo, che è cultura, è economia, è un segnale di ripresa della vita”. Così Benedetta Marietti, direttrice del festival: “Il tema della rassegna è il sogno, variamente declinato. Ecco, nel dramma della pandemia forse si è però aperta la strada per il sogno di un mondo diverso, più sostenibile, più equo, più tollerante, umano e aperto”. Il presidente della Regione Giovanni Toti ha aperto citando Vasco (“E già, siamo ancora qua”) e ha chiuso con un quote di Churchill: “L'ottimista è chi vede opportunità nella tragedia. Ecco, chi è sotto questo tendone è di questa specie. Il Festival è medicina per la mente, che serve quanto quella per il corpo”.
Poi la bella relazione del luminare Mantovani, che è partito 'raccontando' l'orchestra-esercito costituita dal sistema immunitario – in costante dialogo con quello nervoso – e la lotta ai tumori, alla quale possono dare un contributo non trascurabile lo stile e il contesto di vita: “Senza fumo attivo e passivo il cancro al polmone sarebbe raro. Senza asbesto il mesotelioma sarebbe ultra raro”. Su un vassoio d'argento i vaccini: “In questo decennio hanno salvato 25 milioni di vite, ha spiegato l'Oms. Vaccinarsi non significa fare del bene soltanto a noi, ma anche agli altri, c'è una dimensione di solidarietà. Oggi un cucciolo di sapiens su cinque non ha ancora accesso al pannello dei vaccini più elementari”. Atteggiamento socratico, come detto, di fronte al Covid, "un nemico nuovo. Bisogna avere l'umiltà di riconoscere di non sapere. Ad esempio non sappiamo ancora se i gruppi sanguigni c'entrino, la giuria è in riunione. Le terapie con anticorpi? Al momento non hanno funzionato, ma penso avranno spazio”. Quindi la sfida dei vaccini per il coronavirus: “E' positivo che questo virus sia relativamente stabile, fosse instabile come l'Hiv le speranze di trovare un vaccino in poco tempo sarebbero poche. Ci sono in corsa alcuni cavalli, uno anche italiano. Non conta arrivare primi e penso che taglieremo il traguardo con più di un vaccino. Del resto la polio – è di questi giorni la notizia della sua sconfitta in Africa – l'hanno risolta due vaccini. E non è importante avere il cavallo più veloce, ma avere bestie robuste, resistenti”. Una figura bel illustrata facendo scorrere slide con agili raffigurazioni equestri di Monet e con possenti equini da aratro messi su tela da Ligabue, efficaci coloriture di un'esposizione chiara, acuta e non priva di speranza.