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Ora è in carcere

Lo hanno preso a Torino, era l’ultimo latitante della "Casa della droga"

L'operazione "Crociata" nel marzo scorso aveva portato a diversi arresti ma mancava il perno della banda dedita allo spaccio di stupefacenti. Ecco come funzionava la rete di vendita.

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Lo cercavano dal marzo scorso, da quando cio è poco prima dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere era sparito dalla circolazione. Era il 9 marzo scorso e nella mattinata di ieri il cerchio si è chiuso in quel di Toino quando, durante un controllo di polizia, è stato arrestato il 23enne di origine marocchina, gravato assieme ad altri tre connazionali, tutti già finiti in carcere, da una richiesta di arresto. E’ accusato, assieme agli altri, di essere parte integrante di un sodalizio criminoso dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio Sarzanese dall’anno 2018 al marzo scorso quando i carabinieri della Compagnia di Sarzana hanno suggellato la complessa indagine.

Molti ricorderanno la cosiddetta operazione “Crociata”, dal nome del quartiere della cittadina, iniziata a gennaio 2019: un lungo lavoro quello dei militari per ricostruire l’articolata rete di spaccio nel settore nordovest di Sarzana, che aveva come base la famigerata “Casa della droga” nei pressi appunto dell’intersezione denominata Crociata, in pieno centro città. Il 23enne arrestato ieri risultava inserito nell’attività criminosa come figura fondamentale, in quanto persona fidata del capo della banda riconosciuto e già arrestato il 9 marzo insieme ai restanti complici, tutti colpiti dall’ordinanza della misura cautelare in carcere, da aggiungere ad altre cinque persone deferite a piede libero all’Autorità Giudiziaria perché responsabili – a vario titolo – di favoreggiamento o in concorso nell’attività di spaccio.

Con l’arresto eseguito ieri, è ora possibile iniziare il processo con la presenza di tutte le figure più importanti dell’organizzazione criminosa dedita allo spaccio di droga. L’attività investigativa ha consentito di ricostruire il ruolo di ogni singolo componente dell’organizzazione e come si erano strutturati, sia per spacciare lo stupefacente nel comprensorio, sia per eludere i controlli e le indagini delle forze dell’ordine: uno della “banda” riceveva le telefonate dai consumatori del posto e, dopo aver preso l’ordinativo, fissava l’ora e il luogo dell’incontro inviando all’appuntamento un terzo connazionale, diverso da quello che aveva ricevuto la telefonata, che portava con sè soltanto il quantitativo richiesto in quanto, se fosse stato fermato e controllato, il margine di rischio di essere arrestato sarebbe stato ridotto. Il 23enne, oltre a vivere a casa del capobanda era uno dei responsabili che portava lo stupefacente al cliente, recuperava i soldi della vendita e tornava nella casa senza farsi scoprire dalle forze dell’ordine. Gli accertamenti svolti dai carabinieri di Sarzana hanno appurato che il soggetto, allontanatosi prima dell’esecuzione dell’ordinanza di misura cautelare in carcere, si era stabilito nel Comune di Torino dove da ieri si trova in carcere.

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