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Stazione appaltante affiderà i lavori

Pronto a partire il progetto di recupero di Palazzo Cornelio

Ieri presentazione nel centro storico di Castelnuovo. Architetto Blasi: "Nessun cedimento delle fondazioni". Mazzi: "Si faccia chiarezza e si evitino equivoci"

Presentazione progetto Palazzo Cornelio

Si avvicina l’inizio dei lavori di recupero per lo storico Palazzo Amati-Ingolotti-Cornelio, ex sede del Comune di Castelnuovo Magra chiuso dal luglio 2013 perché ritenuto inagibile dopo le scosse di terremoto del mese precedente. Con l’approvazione del progetto esecutivo da parte della Soprintendenza il 12 marzo scorso, l’Amministrazione comunale si è affidata alla stazione unica appaltante della Regione Liguria come soggetto che farà la gara per individuare la ditta che eseguirà i lavori che, in poco più di un anno, potrebbero portare al recupero e alla nuova vita del palazzo nobiliare.
Passaggi illustrati dal sindaco Montebello nel corso dell’incontro tenutosi ieri sera in piazza Querciola di fronte ad una sessantina di residenti e alla presenza dell’architetto Carlo Blasi e dell’ingegner Susanna Carfagni dello studio fiorentino “Comes” che ha realizzato il progetto.
“Abbiamo impiegato i primi due anni di mandato per cercare i 700mila euro necessari per l’intervento – ha spiegato Montebello – abbiamo battuto tutte le strada, dalla Regione al Ministero fino al Parlamento Europeo con Brando Benifei. La cifra, per noi insostenibile, è invece arrivata a fine dicembre 2017 grazie al “Progetto Bellezza” del Governo Gentiloni che ci ha consentito di partire con la progettazione esecutiva superando vari ostacoli e arrivare all’ultimo via libera della Soprintendenza”.

A ripercorrere dal punto di vista tecnico i vari passaggi che hanno portato alla situazione attuale è stato l’architetto Blasi (docente universitario, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del Ministero delle Infrastrutture e consulente di diversi governi) il quale ha ricordato come in Italia non esista una legge che impone la chiusura di un edificio se la sua sicurezza sismica è al di sotto di un certo valore. “Era prevedibile che questo edificio fosse sensibile a qualche scossa di terremoto – ha detto – ma era poco sotto la media degli edifici italiani di ogni centro storico”. Per quanto riguarda gli interventi di miglioramento sismico si provvederà all’utilizzo di un sistema di “incatenamenti” in quanto i problemi non sarebbero stati causati da cedimenti delle fondazioni. “Rispetto a quanto contenuto nell’indagine geologica – ha aggiunto Blasi – non abbiamo riscontrato alcun segno di cedimento delle fondazioni”.

Un’affermazione contestata dal capogruppo dell’opposizione Euro Mazzi il quale ha difeso l’interpellanza presentata in proposito da Noi per Castelnuovo: “Bisogna essere chiari ed evitare equivoci – ha sottolineato – non si possono dare interpretazioni opposte visto che prima si parlava di un costo totale di 1,8 milioni e oggi bastano 700mila euro. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, non si può pensare che una perizia fatta per la torre vada bene anche per il palazzo, le differenze vanno spiegate anche ai cittadini che vivono nelle vicinanze. Le cose si potevano fare progressivamente”. “Firmo progetti da una vita – ha ribattuto Blasi – e quando lo faccio me li ‘prendo sulle spalle’. Quell’edificio non ha movimenti franosi e non si sposta”.

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