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L’eroismo di un sacerdote

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E’ stato presentato ieri a Santo Stefano Magra, nel cinema parrocchiale, il libro “Gli anni della guerra e dell’occupazione nazista”. Il libro, scritto da Pier Vittorio Pucci, raccoglie una notevole messe di testimonianze e di ricordi sulle vicende belliche e sulle grandi sofferenze della popolazione, costretta a subire bombardamenti, distruzioni ma in modo particolare ritorsioni e deportazioni da parte degli occupanti nazisti. Un ruolo significativo il libro lo assegna al giovane parroco di allora, don Oronte Sarbia, portando alla luce un gesto di grande eroismo di cui il sacerdote si rese protagonista a beneficio della popolazione a lui affidata. Era la fine del novembre 1944, quando si svolse in Val di Magra l’ultimo feroce rastrellamento nazi–fascista. Don Sarbia, trentacinquenne, era entrato in parrocchia da pochi mesi, avendo sostituito il defunto parroco precedente don Giovanni Callegari. I tedeschi arrivarono all’improvviso nel centro storico di Santo Stefano, rastrellando uomini e donne, e minacciando di trasferirli in Germania se non di passarne per le armi alcuni. A quel punto don Sarbia si fece avanti protestando vivacemente con i tedeschi e dicendo loro: “Piuttosto prendete me al loro posto e, in nome di Dio, lasciate libera questa gente innocente”. Dopo qualche tempo, i rastrellati furono tutti rilasciati e in molti attribuirono la loro salvezza proprio anche all’intervento del parroco. Intervento coraggioso anche perché, solo pochi mesi prima, un altro sacerdote diocesano, don Emanuele Toso, era stato fucilato di fronte alla sua chiesa, a Lavaggiorosso, presso Levanto. Don Sarbia, rimasto in parrocchia sino al 1984, quasi mai parlò pubblicamente di quel giorno del 1944. Ma la gratitudine dei santostefanesi rimase sempre molto forte anche per il ricordo del suo gesto.

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