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Impegno e formazione nei beni confiscati di Sarzana

Ca' Carnevale e Quarto Piano stanno ospitando i campi estivi di Libera con volontari provenienti da tutto il Nord Italia.

I partecipanti al campo "Estate liberi" a Sarzana

Sono giorni di arrivi e partenze a Ca’ Carnevale, che la scorsa settimana ha ospitato per la prima volta a Sarzana “E!State liberi!”, progetto di Libera finalizzato alla valorizzazione e alla promozione del riutilizzo sociale dei beni confiscati. Ieri infatti il primo gruppo di partecipanti ha lasciato la villa di via Ghigliolo che dal 2017 è diventata una casa famiglia gestita dalla Comunità Papa Giovanni XXIII mentre oggi è arrivato il secondo, che fino a domenica campeggerà nel prato antistante con vista sulla città. Ma il campo estivo pensato dall’associazione contro le mafie di Don Ciotti – che è stato in visita proprio a Ghigliolo a fine luglio – e realizzato in collaborazione con SPI Cgil, rappresenta per i partecipanti un’esperienza di volontariato e formazione condivisa con persone di ogni età e conosciute proprio per l’occasione e provenienti in questo caso da diverse zone del Nord Italia.

Studentesse, impiegati, laureati e non, hanno così potuto – e potranno, nel caso dei nuovi arrivati – partecipare a tutti i momenti della vita familiare e sociale e ad attività pratiche come la cura del verde o la manutenzioni del bene confiscato. Non solo visto che il presidio sarzanese di Libera “Dario Capolicchio” ha promosso per loro anche diversi momenti di formazione, in primis al Quarto Piano di via Landinelli – altro bene confiscato – ma anche al Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo e presso “Il Pungiglione”, polo altamente specializzato nell’attività di apicoltura che accoglie persone svantaggiate. Un’opportunità dunque per parlare delle mafie al Nord e nella nostra regione, della Resistenza e della storia del nostro territorio, ma anche di finanza etica, commercio equosolidale e contrasto alle dipendenze.

“Nel 2015 avevo già partecipato ad un campo di Libera a Isola di Capo Rizzuto in Calabria – spiega Antonella, assicuratrice milanese unica ad aver già un’esperienza simile alle spalle – allora ero rimasta molto soddisfatta, non solo vedendo da vicino l’attività delle cooperative che lavorano sui terreni confiscati ma anche incontrando diversi testimoni di giustizia. Giorni che dal punto di vista emotivo mi hanno dato moltissimo. A distanza di quattro anni – aggiunge – ho scelto di riprovarci scegliendo Sarzana anche per cogliere le differenze rispetto a quanto visto e vissuto al Sud. Mi ha incuriosita l’attività di “Ca’ Carnevale” e il fatto che questo fosse il primo campo. Differenze? A Isola di Capo Rizzuto la presenza mafiosa era tangibile e ho percepito molta rassegnazione. Qui la situazione è differente ma lascia il segno, l’ho capito parlando anche con le altre partecipanti che si sono dette entusiaste per il concetto di solidarietà e i valori che le persone incontrate hanno saputo trasmettere loro. Sono sicura – conclude – che faranno altre esperienze analoghe e magari torneranno proprio qui dove tutti abbiamo trovato persone eccezionali”.

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