- Riguardo ai finanziamenti al mondo del lavoro e dell'economia nella fase post coronavirus, dovremmo prima fare un ragionamento su quale modello economico vogliamo costruire per il dopo epidemia. È forse inutile continuare a finanziare settori che su tempi medio-lunghi non avranno prospettive di sviluppo. Mi riferisco soprattutto alla questione ambientale; questa crisi epidemica è stata una cartina al tornasole che ci mostra una crisi molto più ampia. Basti pensare alla questione del cambiamento climatico che ci impegnerà per i prossimi decenni in una battaglia per resistere a modificazioni che saranno sicuramente molto ampie e pericolose anche per la stabilità dei nostri sistemi economici e sociali. Penso che si debba andare a immaginare una struttura socio-economica adeguata alle sfide del futuro e dobbiamo incominciare a impostarla fin da ora, fin dall'epoca di crisi. Mi riferisco non solo a settori come quello dell'approvvigionamento energetico, ma anche a quello dei trasporti, con una maggiore importanza che si dovrebbe dare al trasporto pubblico e su e su rotaia rispetto a quello privato e su gomma, e soprattutto a quello aereo che sicuramente continuerà nei prossimi anni a rimanere in uno stato di crisi. Mi riferisco ad esempio al comparto alimentare, dove una globalizzazione delle merci ha portato ad un indebolimento della capacità produttiva dei territori, alla perdita di filiere locali di autoproduzione e consumo, con tutti i problemi che ne conseguono. Mi riferisco alla diseguaglianza sempre più ampia fra le economie ricche e quelle povere, quelle del nord e del sud del mondo, che comporterà sempre più forti tensioni migratorie. Mi riferisco al campo della ricerca scientifica, soprattutto nel settore ambientale, che dovrà essere finalizzata a trovare soluzioni al cambiamento climatico ma anche ad aiutarci a individuare nuovi modelli socio-economici capaci di mantenerci in equilibrio con le risorse del pianeta. Sono questi i settori da finanziare, senza sprecare risorse per dinosauri costretti ad estinguersi.
Fabio Giacomazzi