- Manca poco all’ultimo dell’anno, la notte che tutti aspettano con più ansia che il proprio compleanno. Fra quattro notti scatta di un’unità il numero dell’anno ed è simbolo di rinnovamento, e Dio sa di quanto ce ne sia bisogno, anche se si sa che poi tutto continua come prima e che le cose non cambiano in un giorno. San Silvestro è un simbolo che la tradizione detta e che tutti sono contenti di ossequiare pur sapendo che si tratta di formalità.
Come in ogni dove del globo, anche nel mondo incantato di Sprugolandia è festa per i suoi sudditi che nelle piazze si ritrovano a dimenare i fianchi, più o meno a regola d’arte, portando sulle spalle lo zainetto con dentro due calici di plastica e una bottiglietta, piena di bollicine e destinata alla decapitazione non appena il dodicesimo rintocco arriverà a segnalare a Cenerentola che purtroppo per lei è arrivata l’ora di abbandonare il ballo. Invece, per gli sprugolotti piazzaioli il suono della campana è l’invito a raccogliere le forze, anzi a moltiplicarle per tirare avanti ancora un bel po’, per poter salutare in modo acconcio il neonato anno che arriva e che tutti ci auguriamo sia buono e bello.
Ormai viviamo in un brulichio di luci fra quelle che accendiamo nelle nostre case e l’illuminazione che trabocca in ogni angolo di Sprugolandia: così si esorcizza l’ancestrale paura del buio che ci porta il solstizio d’inverno ma è anche il simbolo della voglia di serenità che regna nel cuore di ognuno di noi.
Quando vedo i festoni luminosi che penzolano sopra ad ogni strada, mi torna alla mente quando, non ne saprei proprio dire l’anno, per la prima volta l’albero maestoso che sta dalla fermata degli autobus in via Chiodo davanti al Prione, fu ricoperto di lunghe collane di lampadine colorate che lo percorrevano tutto per quanto era alto, dalla base su fino all’ultimo ramo della sua cima.
Fu una sensazione inconsueta che non penso di avere provato solo io ma che coinvolse chiunque passasse accanto a quel fusto. Non andavano ancora di moda le luminarie stradali. Al massimo, c’era solo qualche accenno. Siccome l’illuminazione non era ancora un fenomeno collettivo, la sorpresa di vedere questa montagna di luce innalzarsi solitaria al primo imbrunire aprì innumeri bocche (chi sa dirne il numero) in “oh” prolungato che manifestava tanti sentimenti dettati tanto dal fatto inaspettato quanto dal calore che tutte quelle lampadine suscitavano in chi le vedeva.
Le avevano messe per Natale ma anche la settimana dopo facevano il loro bell’effetto, davano speranza.
Funziona così pure oggi. Per una notte, abbiamo fiducia.
BERT BAGARRE