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Un affresco del 1574 di Agostino Ghirlanda

di Piero Donati

L'affresco di Agostino Ghirlanda nella chiesa di Santa Maria Assunta di Torano

Una visita alla chiesa di Santa Maria Assunta di Torano, forse il più importante dei borghi che attorniano Carrara, è decisamente consigliabile. L’edificio di culto ospita infatti un numero cospicuo di opere d’arte, ognuna delle quali costituisce un tassello prezioso per la comprensione dell’attività artistica in ambito apuano fra il XVI ed il XVIII secolo. Basta pensare alla bellissima statua di Santa Apollonia che il toranese Domenico Guidi – uno dei migliori gestori dell’eredità berniniana – destinò alla comunità d’origine, oppure al pulpito-confessionale del 1782, che reca sul parapetto l’immagine di San Giovanni Evangelista.
A questo selezionato gruppo occorre aggiungere il dossale dell’altare maggiore (foto di Marcello Albani) il quale si segnala innanzitutto per il peculiare connubio tra il marmo bianco e la pittura murale, connubio finalizzato ad ottenere un manufatto che alludesse, con inedite soluzioni, ai tradizionali dossali lignei dotati di carpenteria dorata e di scomparti dipinti. Nel registro principale si vedono, al centro, la Madonna col Bambino e, ai lati, San Giovanni Battista e Sant’Andrea, mentre angeli e santi – la madre e lo sposo della Vergine – completano la scena; nella lunetta è raffigurato, con colori aciduli di estrazione fiorentina, il Compianto sul corpo di Cristo.
Il ciborio settecentesco rende difficoltosa la lettura della zona inferiore, nella quale si scorgono la data 1574, graffita, e le iniziali AG in nesso; queste ultime sono le iniziali di Agostino Ghirlanda, pittore massese originario di Fivizzano, appartenente ad una famiglia di pittori (si ricordano come tali il padre Giovanni Battista, nato nel 1511 circa, ed il fratello Ippolito) e conosciuto, finora, quasi esclusivamente per l’attività lucchese e pisana. Proprio il confronto con l’opera che viene considerata il suo capolavoro – e cioè la decorazione del palazzo dei Consoli del Mare di Pisa, oggi sede dell’Ufficio Fiumi e Fossi – consente di confermare per via stilistica la paternità suggerita dalle iniziali. Col dipinto di Torano viene dunque acquisito un punto fermo per la definizione del percorso del Ghirlanda, la cui prima opera documentata – della quale peraltro resta assai poco – era considerata finora la decorazione della volta, commissionata nel 1578, di una cappella del Duomo di Lucca.
Il buono stato di conservazione dell’opera di Torano, almeno per quanto riguarda il registro principale, rende ulteriormente importante questa testimonianza della particolare congiuntura delle arti negli anni di Alberico Cybo Malaspina, anni nei quali alla pittura non era stato ancora attribuito, in questa terra sospesa fra Liguria e Toscana, il ruolo meramente ancillare, rispetto alla scultura, nel quale essa fu confinata in seguito, soprattutto dopo la nascita dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Per comprendere il favore accordato da Alberico al giovane Ghirlanda (che un documento del 1568 definisce “familiaris” del signore di Massa e Carrara) si consideri che nello stesso anno nel quale veniva eseguito il dipinto murale di Torano, presso Vincenzo Busdraghi di Lucca venivano stampati gli Statuta Carrariae, i quali si fregiano di un’anteporta assai ornata, il cui disegno spetta, secondo me, al nostro pittore.