- L’evento che si organizza in una località concorre a renderla più attraente ed appetitosa per il turista. Venezia è la città di San Marco e del Festival del cinema e Sanremo non è solo la sua natura ma anche il teatro dell’Ariston.
Anche la nostra Sprugolandia volle organizzare un avvenimento che potenziasse ulteriormente il flusso dei turisti che erano già convogliati da queste parti grazie all’indiscutibile bellezza dei luoghi.
Successe poco tempo fa, nell’anno di grazia 2009, a mezzo fra la seconda e la terza settimana del mese di giugno. La festa ebbe il nome non consueto ma leggermente esotico di Maìna. Fu la festa della Marineria, una sei giorni animata dal progetto ambizioso di coniugare in una serie di incontri “arte cultura scienza tradizione”, come recitava lo slogan diffuso dal manifesto della manifestazione.
La gente accorse e fu successone: di pubblico, di gradimento, di partecipazione perché i primi turisti che vennero furono proprio la gente della Sprugola che accorse in massa trovando uno spirito di appartenenza che sarebbe auspicabile si manifestasse con maggiore frequenza.
Siccome è difficile che la mente conservi la memoria di tutto, è meglio ricordare le cose che, per me, sono indelebili.
Da Genova, traghettato nel Golfo in non so quanto tempo da non so quanti rimorchiatori, arrivò un pontone con mancina in ferro, alto anche troppo per chi come me soffre di vertigini, grande esempio dell’industria d’antan. La gente ci saliva sopra su fino in cima, anche a rischio di farsi venire un capogiro se erano insofferenti all’altitudine. Ma ne valeva la pena perché dal top del pontone lo sguardo vagava per i quattro punti cardinali fino all’estremo orizzonte: deluso perché non trovava l’ultima Thule ma appagato per l’ebbrezza che dava l’avere sotto gli occhi un simile panorama.
Poi, una sera, al buio caldo della luna, avvenne la meraviglia di una rappresentazione ospitata sul pontone e sulla banchina. Una compagnia teatrale composta da furetti del Baus, un fiumetto catalano, si esibì in volteggi mozzafiato appesi alla mancina mentre creature dall’aspetto incredibili si aggiravano fra la folla del molo che divideva gli occhi fra lo spettacolo in alto e quello a terra.
Ma il ricordo più bello, almeno per me, fu l’essere potuto andare dentro al Trianon, la bellissima arena liberty troppo presto chiusa e poi convertita a garage. Era sconosciuto al pubblico che in quello spazio decorato da sculture simbolo di un’epoca, riviveva le emozioni dei loro nonni che fra le sculture del locale avevano ammirato grandi spettacoli.
Lì avevamo il nostro cabaret.
BERT BAGARRE