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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Le stanze del sangue del Ventunesimo

di Alberto Scaramuccia

Per capire che cosa il militare abbia costituito per la Spezia basta passare davanti alla caserma Duca degli Abruzzi. Nata per ospitare i Reali Equipaggi, l’imponente edificio accolse dal 1920 quando la Spezia diventò sede di Distretto, anche le reclute e fino all’abolizione della leva nel 2004.
Ma non si dimentichi che con l’Arsenale vennero anche Artiglieria da costa e Fanteria che s’insediarono più a nord.
L’Esercito stanziò qua un Reggimento che dopo un periodo di residenza traslocava per fare posto a una nuova unità: era la turnazione usata allora ché l’organico non familiarizzasse con la popolazione. Di Reggimenti, quindi, ne passarono diversi da queste plaghe ma quello che più si ricorda, almeno per chi non ha più la chioma corvina, fu il Ventunesimo.
Venne alla Spezia nel 1909 e vi rimase fino alla fine della seconda guerra mondiale, salvo i periodi in cui fu impegnato nelle guerre. L’edificio, rimasto vuoto, durante la Resistenza divenne carcere per i prigionieri politici che qua venivano interrogati con la tortura prima di essere portati se sopravvissuti nei lager.
Lì si realizzò il complesso scolastico del Due Giugno, un progetto nato per comprendere in unico sito i momenti dell’istruzione, dalla scuola dell’infanzia alle superiori.

Come ci mostra l’immagine, l’edificio era caratterizzato da una struttura possente al cui centro svettava una torretta munita di orologio. Alla fine della guerra la torretta fu fatta brillare forse perché pericolante. Della caduta restano sette immagini, forse altrettanti fotogrammi, che ne mostrano il progressivo sbriciolamento.
Siccome il Reggimento era stato trasferito ad Asti, l’area venne adibita a più cose mentre le antiche vestigia poco a poco si abbattevano.
Nella parte occidentale, lungo via Monfalcone, si fece un mini impianto sportivo, un campo da pallone dove le squadre dei quartieri finitimi si sfidavano nelle più ampie contese calcistiche.
Lì si fermavano in primavera il circo con lo zoo e sotto Natale i baracconi. Per tutto l’anno poi il 21° era occasionale alcova per le coppiette che fino al primo buio si raccontavano favole d’amore. La notte, non so chi ospitasse: troppo giovane, neppure l’immaginazione era consentita. Per fare la scuola si buttò giù tutto, anche le stanze dov’era corso il sangue e i muri dove qualche mano aveva graffito l’ultimo messaggio.
Dell’antico 21° resta solo il muro di confine verso corso Cavour. Su quel lato corre una stradina che sale a Gaggiola. Si chiamava via della caserma ma per l’affetto degli Spezzini per il loro Reggimento, oggi è via del Ventunesimo.