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Una storia spezzina

Una storia spezzina

La sanità di un secolo fa: se il medico condotto non arrivava…

di Alberto Scaramuccia

Ospedale Sant'Andrea

Il Covid-19 ha sollevato molti problemi. Oltre a quelli affrontati sul momento, ha posto sul tavolo la questione, forse più difficile da risolversi, del dopo, di come le società moderne dovranno attrezzarsi per fronteggiare al meglio le eventualità che nessuno si aspetta ma che poi, quando vengono, sconvolgono l’assetto esistente.
Uno di questi è l’organizzazione della sanità, se spetti alle istituzioni pubbliche o debba invece essere gestita dal privato.
È un problema di origini antiche, lo si dibatté anche un secolo fa, pure da queste parti.
Il Tirreno del 12 marzo 1920 lo affronta in una corrispondenza da San Terenzio (questa è la grafia) i cui abitanti si lamentano perché privi di assistenza medica.
La legge prevedeva che ogni comune provvedesse alla salute degli indigenti con il medico condotto che li visitava gratuitamente. Per dotarsi delle risorse necessarie per sostenere il servizio che era tenuto a fornire, il comune ricorreva alla tassazione. Una successiva riforma dispose che fosse estesa a tutti i cittadini l’assistenza del medico che in questo modo si ritrova sovraccaricato di pazienti. Una successiva norma stabilisce che il numero massimo degli abitanti a cui ciascun dottore deve accudire sia di 4mila clienti. Ciò comporta l’aumento delle condotte, ma questo vale solo per i comuni che si dotano delle opportune risorse, cioè che aumentano la tassazione: il Sindaco che non “infierisce” sui suoi concittadini, si trova poi senza mezzi per istituire nuovi presidi sanitari.
Nel nostro caso, a Lerici c’è un solo medico condotto. Per questo protestano i cittadini di San Terenzo (nell’articolo a distanza di una riga s’è aggiornata la grafia): si lamentano perché nel Comune c’è un solo medico condotto che, forte della norma dei 4mila abitanti, esercita solo a Lerici privando della sua assistenza gli abitanti delle frazioni. Eppure, dicono i santerenzini, i “comunisti” sarebbero contenti di pagare le tasse pur di usufruire del servizio.
Era quello un tempo in cui tutti guardavano, certo con visioni diverse, all’Unione Sovietica, ma la parola comunisti nel linguaggio dell’epoca indicava solo i cittadini che pagavano le tasse in un comune.
Per rimediare alla cosa, i santerenzini si organizzano un proprio servizio sanitario che pagano attraverso le Sms, acronimo che non ha rapporti con il mondo della telefonia ma indicava solo le Società di Mutuo Soccorso e pare anche che le frazioni di Pugliola e della Serra vogliano comportarsi nell’identico modo.
Quando la sanità pubblica è carente per mancanza di fondi, ci si cautela in altro modo.
Ma nelle emergenze?

ALBERTO SCARAMUCCIA