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Una storia spezzina

Una storia spezzina

La batteria bassa dei Capuccini voluta solo per bloccare il porto

di Alberto Scaramuccia

Import 2019

Ricostruendo il passato, occorre sottolineare i cambiamenti che si verificano rispetto al precedente, oppure evidenziare che cosa permane: appurare quanti e quali siano stati i mutamenti e quali invece le persistenze, le condizioni che restano invariate nonostante tutto.
Questo vale per l’Arsenale della Spezia che, fatto per volontà di Cavour ed opera di Chiodo, fu vero e proprio tornante storico, la svolta secca girata la quale nulla è come prima.
Per celebrare il 150° del nostro Arsenale, ho già documentato nelle puntate precedenti come del territorio si modificò l’immagine, come ne cambiarono popolazione, lingua, economia senza dimenticare l’aspetto della città.
Ma cambiarono anche le istituzioni: dove aveva fino ad allora governato una piccola nobiltà che traeva i suoi cespiti dalla proprietà terriera, adesso s’instaura una nuova classe dominante che veste l’uniforme gallonata degli ufficiali della Marina Militare.
Quasi una casta che mantiene le distanze da chi non indossi l’uniforme, i militari assumono il controllo del territorio consapevoli del ruolo che rivestono e della “rivoluzione” che la loro venuta ha provocato. Il loro potere si manifesta nel controllo spesso ferreo degli organismi rappresentativi. Talora anche favoriti dai meccanismi elettorali, la Marina esprime la maggior parte dei rappresentanti che il Collegio spezzino manda alla Camera in quegli anni.
Può sfuggire loro dalle mani il Consiglio Comunale, ma, se gli eletti dai cittadini si azzardano su strade che il Comando in Capo non gradisce, quelli che sulle maniche hanno tanti giri di bitta riescono a sventare la minaccia portata dai “borghesi”.
Al proposito è esemplare la costruzione della batteria bassa dei Cappuccini. Dove ora è la Capitaneria di Porto, la Marina erige una postazione costiera. Fortificazione inutile per il limitato campo di tiro, occupa però lo spazio che Comune e città vogliono per fare il porto, altra e diversa possibilità di sviluppo economico.
A nulla valgono le proteste della città che culminano (1880) con le dimissioni di Sindaco e Giunta. La batteria si fa ed è messaggio ben chiaro: la Spezia deve restare una città esclusivamente militare senza alcuna velleità che contrasti con il disegno degli alti gradi militari. Identica cosa avverrà con il colera dell’84: Brin, Ministro della Marina, scende ed ordina un cordone sanitario che serve solo a diffondere il contagio: nessun interesse per la città che riprenderà il controllo di sé solo nel 1897. Ma vent’anni più tardi, 1917, il Consiglio Comunale è sciolto d’autorità e lo zampino della Marina è ben visibile.

ALBERTO SCARAMUCCIA