- Ricorre oggi il 40° del sequestro dell’Onorevole Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse che dopo 55 giorni di prigionia venne fatto ritrovare morto nel portabagagli di una Renault rossa posteggiata a metà strada fra le sedi di DC e PCI.
Erano gli anni di piombo, erano tempi duri che ci avevano abituato al nostro morto quotidiano, ma la notizia fu una scossa per l’intero Paese.
Moro era stato rapito 55 giorni prima e di quel periodo tumultuoso ricordo che inorridii leggendo su un bus la scritta accompagnata da una stella, “W le Brigate Rosse e Blu del Genoa”: giuro. C’erano tanta ansia e preoccupazione, ma, come si vede, pure incoscienza in quantità.
Ancora oggi l’affaire Moro, come titolò Sciascia un suo libro, è un fatto oscurato da troppi buchi neri mai chiariti che destano tuttora perplessità. L’azione dei terroristi la chiamarono “geometrica potenza”, ma chi ci fosse dietro è un mistero che a volte somiglia a un segreto di Pulcinella. Fecero girare in falso comunicato per depistare e concentrare lontano da Roma le forze dell’ordine, una fake confezionata da un abilissimo falsario della banda della Magliana. I nomi dei vertici dell’autorità investigativa li ritrovarono poi negli elenchi della P2 e tutti quelli che lessero le carte di Moro ebbero morte tragica. Per non dire del balletto che in quei giorni danzarono i servizi di ogni Paese, italiano compreso.
Nei giorni del rapimento il Paese si spaccò in due parti, l’una fortemente ostile a qualsiasi ipotesi di trattativa con i brigatisti, l’altra accondiscendente invece al contatto per tentare di trovare una strada umanitaria per salvare la vita all’illustre prigioniero.
Affermare la fermezza della Legge anche per non privilegiare un trattamento che sarebbe stato negato a una persona comune, oppure far prevalere il principio di umanità che considera la tutela dell’individuo più importante dei principi che reggono lo Stato? Versione moderna di un dilemma più antico della storia di Antigone, fu alternativa angosciosa che inquietò molte menti che ritenevano giuste entrambe le argomentazioni.
Oggi che il tempo ha allontanato le passioni di quell’agitata primavera, viene da pensare che le parti che furono corifee delle opposte opzioni, agirono certo in profonda convinzione. Tuttavia, purtroppo, non si è mai investigato abbastanza, secondo me, su quanto ciascuna linea fosse anche strumentalmente meditata per indebolire il competitor politico: bisognava decidere su Moro, ma anche tutelare la propria posizione di potere.