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Sprugoleria

Sprugoleria

Guvano e il rito del nudismo che non piaceva ai cornigliesi

di Bert Bagarre

Import 2018

Siamo ormai nel pieno dell’estate e, come le genti di ogni altra parte del mondo creato afflitto pur esso in questi giorni dal solleone, anche il popolo della Sprugola affolla spiagge e piscine. L’aria che si respira al riparo degli ombrelloni o distesi sui lettini è anche la metafora del tempo che si sta vivendo. E il tempo nel suo corso non è mai identico, ma cambia e si muta abituandosi al vento che soffia in quel momento.
Oggi, in braghette e ciabatte ci avviamo verso le onde, ma l’occhiata che rivolgiamo verso i naturisti è più distratto dell’attenzione che dedicavamo a chi era aficionado dell’abbronzatura integrale trenta o quarant’anni or sono.
Gli è che topless e tanga infraglutei hanno fatto il loro tempo? Niente affatto, ma, semplicemente, non costituiscono più una novità, siamo assuefatti alla loro vista anche se continuano ad essere un panorama piacevole per gli occhi.
Ma una volta non era così. Quando sulla scia del Sessantotto cominciò a calare la vendita di reggiseni, anche sulle spiagge ci si comportò di conseguenza. La tendenza era alimentata anche da una nuova cultura che suggeriva di riavvicinarsi alla natura e ad un mondo libero da orpelli ed accessori che, sotto l’apparente benessere, mascheravano forme di repressione e sudditanza.

Contro questo “regime” non poca gente si ribellò esponendo l’intero corpo ai dardi di Don Helios, e le genti di Sprugolandia non fecero eccezione. Da ‘ste parti, chi voleva praticare il nudismo o più banalmente seguiva la moda dell’andare contro, sceglieva per praticare il suo rito la spiaggia di Guvano, la bella baietta fra Corniglia e Vernazza. Giunti dall’alto camminando i sentieri o arrivati da un’antica galleria ferroviaria in disuso, i nudisti non furono inizialmente accettati dai nativi. Questi non di rado organizzavamo dei raids “punitivi” per allontanare con buone maniere, ma molto più spesso con assai bruschi metodi di convincimento, chi esponeva il proprio corpo alla vista altrui incurante della morale che non s’era adeguata all’evoluzione del costume con prontezza pari a quella con cui la moda aveva imposto nuovi comportamenti. Non fu facile ma infine si addivenne all’armistizio fondato sul principio ognuno a casa sua. Ovverossia, nudisti a Guvano, morigerati altrove.
Perciò si capisce la reazione quando due o tre coppie presero il bagno dietro la Chiesa di Vernazza proprio come la mamma li aveva fatti, senza neppure la tradizionale foglia di fico a celare le vergogne. Fu rissa non facile da sedare, ma da quel martedì 24 luglio ’79 nella quarta terra la tintarella si prese al massimo in bikini.