LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

Una storia spezzina

Graffittari irrispettosi nei confronti di Ubaldo Mazzini

di Alberto Scaramuccia

Il monumento a Ubaldo Mazzini

Mezzo secolo fa (mamma mia, quanto tempo e pare ieri), studente all’Università di Pisa, frequentavo il corso di Archeologia Cristiana tenuto da Don Riccardo Barsotti. Sacerdote colto e simpatico, fra le altre cose, ci diceva che chi scrive sui monumenti sicuramente li sporca, però lascia anche un segno della sua presenza: pure quello è documento.
Salgo spesso sull’autobus alla fermata dei giardini lato mare e, mentre aspetto il mezzo pubblico, girello finché, vedi tu la fatalità, non incoccio il busto in bronzo di Ubaldo Mazzini che con il suo volto asciutto e severo osserva il mondo che gli passa accanto, dall’alto di un agile parallelepipedo sui cui lati figurano bassorilievi che rimandano alla sua attività di studioso. Ebbene, ogni volta che lo guardo, provo molto fastidio per i graffiti che deturpano il basamento e che di fatto cancellano alla vista le linee che ricordano celebrandola la sua ricerca. Solo il viso è risparmiato dai graffitari: forse per rispetto, forse anche perché non ci arrivano. Ed ogni volta mi viene da ripensare a quelle parole del Don e mi chiedo quanto l’osservazione che anche la scritta è una testimonianza, possa essere ancora valida.
Certo, anche noi sporcavamo. Mettevamo le iniziali, la data, se le cose promettevano bene anche un cuoricino. Il monumento veniva in ogni caso bruttato, il “fregio” con cui lo si marca essendo sempre un peccato al di là della sua dimensione. Però, avevamo, mi pare, un maggiore senso della discrezione. Su certe opere ci arrestavamo perché sapevamo bene la valenza di quello che rappresentavano.
Di sicuro si può anche obiettare che scrivo queste cose perché l’Ubaldo è una persona che apprezzo molto e ciò può anche essere, ma sono dappertutto le scritte che “ornano” il panorama cittadino, dai muri degli edifici ai monumenti ed agli spazi dedicati a messaggi pubblicitari. Penso anche che sia inutile ripulirle perché dopo poco verrebbero ripetute con effetti forse anche più disastrosi.
Eppure, ogni volta che sono a Montreux la statua di Freddie Mercury, che è un altro dei tanti eroi che popolano il mio immaginario, la vedo sempre linda e pulita che sembra appena uscita dalla lavatrice. Succede perché là sono Svizzeri e per cultura non buttano la cartaccia per terra? Indubbiamente, c’entra anche l’educazione che non da ieri s’impartisce nei Cantoni mentre qua da noi manca il senso dell’appartenenza al territorio.
Tuttavia, forse, esiste un’altra motivazione che raramente consideriamo: la voglia di esprimersi.
La si riuscisse ad incanalare bene, forse ce la faremmo a risolvere il problema dei graffitari.