- La moda è per definizione volubile qual piuma al vento. Una toilette nuova attira gli sguardi (invidiosi e compiaciuti, benevoli e gelosi) come il miele le api, ma non manca di alimentare un bel mercato. Per questo gli atelier dove si preparano vestiti e acconciature, non sono mai mancati.
Però, un secolo fa o giù di lì, nella nascente società post rurale, l’industria della moda s’inventò una nuova linea produttiva: la lingerie. Nato per igiene e comodità, il nuovo branch non ci mette nulla per proporsi come strumento di seduzione, anticamera di peccato e scuola di trasgressione, alimentando richieste sì che pure la biancheria ha conosciuto nel tempo più mode sì che solo pochi anni fa si mettevano al rogo i reggipetti che ora si ostentano spudoratamente esponendo le bretelline per far meglio notare la presenza del capo di biancheria.
Così la moda infuriava sul mercato di Sprugolandia anche cent’anni fa.
Un quotidiano del tempo afferma che la gente non smette di acquistare capi di abbigliamento anche se rincarano di continuo: è tendenza alla civetteria che ha contagiato pure la biancheria per signora.
Infatti, ora quegli indumenti si sono fatti più soffici e di una leggerezza ricercata sì che la donna non sa più fare a meno “di quella raffinatezza intima”. I nuovi capi hanno decisamente mandato in soffitta bustini e sottogonne ora sono sostituiti da capi senz’altro meno ingombranti che accompagnano le curve del corpo esaltandole tanto quanto prima erano depresse dalla moda ancien regime.
Cacciati i rigidi busti d’un tempo nemici dell’igiene, prendono ora il loro posto le robe chemise, gli abiti-camicia che scivolano flessuosi su linee non più giunoniche ma tanto sottili che pare scivolino sulla persona. Sulla veste poi fanno calare una lieve cappa che copre le spalle ma lascia libere le braccia per poi risalire sul davanti “con un leggero movimento di accollatura”. Sono mantelline: o coperte da una piccola guarnizione a velare l’attaccatura delle spalle, o più sontuosamente rivestite di “broderina o sontache”, ricami e cordoncini. E su tutto trionfa il merletto nero adagiato su seta chiara.
A illustrare gli ultimi dettami della moda dell’estate 1920 è Tava, firma del quotidiano Il Tirreno, tanto famosa allora quanto indecifrabile nickname oggi.
Per verificare la bontà delle sue asserzioni l’ineffabile Tava invita i lettori a visitare le spiagge dove le femmine che volevano davvero essere à la page scendevano seguendo il dernier cri.
A lei quelle mise piacevano davvero tanto, ma che cosa avrebbe mai detto vedendo i nostri lidi dove trionfano topless e tanga?
BERT BAGARRE