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Fortunati: "Si obblighi chi vende mascherine a indicare il prezzo d’acquisto"

Arturo Fortunati

Una folla indefinita di persone dispone di una mole incontrollata di informazioni, questa disponibilità sta creando una massa di pseudo-verità. Siamo di fronte ad un dannoso global-virus chiamato infodemia, capace di rendere verosimile l’assurdo. Non basta la trasparenza, servirebbero regole chiare per aver certezza di non essere preda di truffaldine informazioni che, approfittando di uno stato di fragilità psichica, orientano ogni tipo di speculazione. Il tutto a danno di una società aggredita al cuore di quel sistema democratico sancito sia dalla Carta Costituzionale Italiana che dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. A questo proposito per chi ha assistito alla funzione spirituale svolta in completa solitudine nella Piazza S. Pietro da un sofferente Francesco Papa è facile capire quanto le personalità di elevato spessore umano non necessitino di grandi proclami per connettersi con l’universo mondo. A tal proposito è d’obbligo ricordare anche gli interventi televisivi del Presidente Mattarella, mai fuori dalle righe, brillantemente interconnesso e come sempre impeccabile rappresentante della Repubblica Italiana, pur con il suo anarchico ciuffetto di capelli.

Il primo aprile parte della dirigenza ospedaliera informava attraverso stampa che gli ospedali spezzini non erano al collasso. Dichiarazione un pochetto sopra le righe. Nel pieno di una pandemia che stava producendo malati a centinaia mi sono chiesto come ho potuto pensare per tanti anni che negli Ospedali spezzini c’era carenza di posti letto e sopratutto di tanto personale di ogni ordine e grado. Altro che infodemia gravita da tempo nella sanità spezzina. Ogni giorno un asettico bollettino dei ricoveri e decessi, nessuna precisazione sulla distribuzione dei DPI (Dispositivi di protezione individuale) al personale potenzialmente esposto a rischio di infezione Covid-19. Non vorrei che alla fine il rischio clinico ricadesse su quei lavoratori che, rimanendo prima di tutto esseri umani, possono sbagliare più facilmente quando sono costretti a lavorare in condizioni non ottimali, per non dire molto al di sopra di quanto il comune senso di sopravvivenza richieda. Il caso dello “smarrimento” di tamponi non deve lasciare dubbi su presunte responsabilità di un ipotetico infermiere, dato importante che eventualmente potrà essere oggetto di verifica dopo il 15 aprile alla fine del periodo di sospensione dell’accesso agli atti e documenti della Pubblica Amministrazione. Il verificarsi dello smarrimento di alcuni tamponi richiedeva una mobilitazione immediata per informare e ripetere i tamponi smarriti. Troppo tempo è intercorso per tornare dai possibili positivi per evitare una non quantificabile diffusione dell’infezione. Il prendere coscienza di un disastro senza precedenti deve obbligare tutti coloro che rivestono ruoli dirigenziali nel SSN/ASL5 ad affrontare e risolvere, se si ritengono all’altezza, la realtà dell’organico del personale e delle condizioni generali di una parvenza di ospedale. Non vogliono essere considerati eroi o angeli ma tanto meno possono essere valutati come untori gli operatori sanitari che hanno contratto l’infezione lavorando in situazioni non idonee. Tutti, alcuni in particolare, dobbiamo sentire il peso della responsabilità se persone prive di quanto previsto dalle norme di sicurezza, che disciplinano il lavoro in situazioni come quelle dovute all’infezione del Covid-19, si ammalano; quando tutto va bene. Sembra che alla Liguria siano state concesse 381 assunzioni dal SSN, speriamo che la ripartizione del personale non tenga conto di chi voleva far credere che nell’ASL 5 si poteva ospedalizzare oltre il possibile. Per chiudere, essendo a conoscenza del comportamento di alto valore morale della farmacista di Bonassola (ha distribuito le mascherine al prezzo di acquisto), gesto troppo umano impossibile da ripetere considerato che le mascherine sono state oggetto di un mercato parallelo da evitare in futuro, sono a chiedere all’autorità competente di obbligare i venditori di mascherine ad esporre al pubblico il costo d’acquisto e di vendita. Non è il momento di facili guadagni sulla possibilità di sopravvivenza. Tutto nel rispetto delle Istituzioni che dovranno mettere le mascherine in distribuzione gratuitamente e di coloro che dovranno comprarle per un periodo che si preannuncia lungo perché la dotazione non sarà sufficiente.

ARTURO FORTUNATI