- Sul giornale non molto tempo fa Sandro Bertagna, nostro Sindaco nella nevicata del 1985, ricordava con parole commosse una famiglia che, finita la guerra, dalle parti di Pegazzano dove abitava lui, s’era fatta la casa addossando sul muro di cinta tavole di legno e pezzi di cartone per avere un posto dove ripararsi da freddo e intemperie. In quel più tugurio che casa non arrivava acqua corrente e, per solidarietà verso chi ha di meno, a pulire il volto di Franchina la bimba che lì abitava, ci pensava la mamma del futuro Primo Cittadino.
La casupola stava dalle parti della Casina rossa, l’antico colombaio alle cui spalle correva la ferrovia per l’Arsenale.
Il muro l’avevano eretto dopo il funesto colera del 1884 per finalità difensive ma in realtà servi solo a scopi fiscali. Infatti, le merci introdotte nella città della Sprugola dovevano obbligatoriamente transitare per le porte che s’aprivano in quel circuito murario. In quel modo si pagava ai dazieri la tassa dovuta per la merce portata in città. Antenata dell’Iva, si chiamava dazio-consumo ed era imposta da cui erano esenti le frazioni che non godevano dei servizi di cui usufruivano gli abitanti del centro.
Anni e anni dopo, davanti alla Casina rossa si fece un grande prato. Estirpati i binari del treno, si era creato un campo erboso dove i cani correvano felici inseguendosi e ruzzando fra di loro ma anche rincorrendo le palle che padroni e amici tiravano loro per farli divertire.
Alcune di quelle palle provenivano da un paio di campi da tennis costruiti lì vicino e molto frequentati perché lo sport della racchetta allora tirava molto. Poi, ignoro il motivo, sparirono e l’unico posto dove divertirsi con la palla rimase il campo da football realizzato più sotto, a basso, dall’altro lato della strada dei pioppi. Lo chiamavano Sussidiario e lì giocavano le squadre giovanili ma anche qualche team di calciatori più grandi che militavano nelle categorie minori.
Poi, pure questo spazio mutò destinazione per divenire parcheggio per i bus delle squadre ospitate dallo Spezia quando giocava in casa.
Tuttavia, il nome primitivo dell’area era lazzaretto: non perché fosse servito negli anni del colera ma perché lì la Marina aveva successivamente creato un centro per ricoverare i propri malati infettivi. Del posto ho una memoria un po’ sfuocata me lo ricorda come cumulo informa di macerie. Ho ben presente però che lo Spezia Tennis che allora aveva i campi al Montagna, alla metà degli anni Sessanta accarezzò l’idea di farvi un proprio nuovo circolo. Poi lo fecero al Limone, ma questo particolare quanti lo ricordano?
BERT BAGARRE