- Un lettore chiede come si vivesse una volta a Sprugolandia.
Certo, non si può fare un paragone con i modi di vita odierni per le enormi differenze tecno-scientifiche. Se invece poniamo il confronto sul piano esistenziale, sulle relazioni che ogni persona intesse con il mondo esterno, troviamo delle modalità relazionali che oggi non ci sono, almeno nella misura con cui si manifestavano avant’ieri.
Fermo restando che il rapporto con la società dipende dal grado di sviluppo che essa ha, una cosa che stupisce di cento anni fa è l’alto numero di persone che si tolgono la vita. Non a caso un poeta di allora scrisse del male di vivere e uno scrittore pochi anni più tardi definì il vivere un mestiere difficile da impararsi. Depressione, melanconia, noia, quei sentimenti che gli Inglesi chiamano spleen, erano condizioni della mente in misura forse maggiore rispetto a oggi senza però dimenticare che allora erano minori gli strumenti per curarli.
Freud era già stato letto e studiato, ma va notato che nelle pagine delle inserzioni pubblicitarie dei giornali sprugolotti, si reclamizzano molti studi medici specialisti, ma nessuno di questi è specializzato in psicoanalisi, al limite trovi un dottore (ma solo uno) che cura le nevrosi.
Comunque, erano tanti i suicidi, riusciti o no. Un numero elevato ci indica il fenomeno come segno di un mondo che si creava disturbi senza avere ancora trovato la cura appropriata per contrastarli. Ma è un problema di tali proporzioni che alla fine non lo si può più ignorare anche se la diagnosi sul perché di questo triste fenomeno non pare per nulla soddisfacente.
Infatti, dopo aver registrato l’ennesimo tentativo di togliersi la vita, la stampa di cento anni fa attribuisce questa “epidemia di suicidi” che pare impazzi all’inizio dell’estate, alla “caldura che agisce tristamente annebbiando i cervelli”.
Ma più che definizione, è solo sentenza assolutoria atta a scagionare la società senza riconoscere le responsabilità che invece questa ha.
Dico “società” ma non uso il termine come definizione di comodo per evitare indagini più precise. Società sono le convenzioni, i pregiudizi, i modi di pensare di una comunità, in poche parole la sua “cultura”.
Allora portare in grembo un marmocchio indesiderato era scandalo che poteva portare ad ingerire pasticche di sublimato corrosivo, e tanti di quei suicidi sono per quello.
Ai giorni nostri un bimbo fuori del matrimonio non è più motivo di scandalo, ma quanti altri casi di estraneità dalla morale corrente produce la nostra cultura?
Se anche oggi si vive meglio, la censura è sempre in agguato.
BERT BAGARRE