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Sprugoleria

Sprugoleria

Chi era Carlo Alberto Naef?

di Bert Bagarre

Via Carlo Alberto Naef

Da tempo quasi tutti quanti sul pianeta siamo immersi nella globalizzazione, un sistema diventato forma di vita che ci condiziona così totalmente che spesso mi viene di chiamarlo globalitarismo.
Pari ad un virus, questo modo di esistenza che dai rapporti economici si è allargata fino a comprendere l’intero complesso delle nostre relazioni, ha contagiato il mondo intero. All’epidemia, è superfluo dirlo, neppure la landa bella di Sprugolandia è sfuggita.

Ogni tanto mi viene da pensare alle banche. Tempi fa, gli sportelli degli istituti di credito da ‘ste parti erano pochi, le banche erano del luogo e quando ne varcavi la porta era un po’ come andare a trovare un amico di lunga data. Oggi invece molte di quelle antiche banche, per poter reggere alla sfida della concorrenza che si combatte su un campo estremamente più ampio, si sono fuse dando vita a colossi finanziari che hanno in qualche modo cancellato il legame che univa il correntista a chi lo serviva economicamente.
Voglio dire che una volta sapevi dove abitava quello a cui avevi affidato i tuoi risparmi o che ti aveva fatto un prestito, le sue porte di casa erano spesso prossime alle tue. Non c’era bisogno, insomma, di andare, che so, in Francia per incontrarlo e, se del caso, parlargli di persona.
A Sprugolandia ce ne sono state di queste piccole banche, a cominciare dalla Cassa di Risparmio che nacque nel 1842 quando ancora erano quattro mura a recintare il fabbricato in cui era compresa l’ancora piccola città. Poi sorgono altri istituti privati, ogni tanto falliscono e ne subentrano altri, ma si tratta sempre di banche che legate al territorio da cui traggono ogni vita e senso, magari allargandosi ad abbracciare la più vasta landa della Lunigiana, come se ne chiamava una che oggi chi la ricorda più.

Ho memoria, invece, di un istituto che aveva la sede principale proprio davanti alla scuola dove andavo, in piazza Verdi, e la cui scritta era una delle prime cose che mi balzavano davanti agli occhi ogni giorno quando da via del Torretto calavo nello slargo dove sta il palazzo degli studi. La banca portava il nome dei suoi tre fondatori uno dei quali aveva un cognome che suonava ostrogoto, Naef, a dispetto del nome, il più cristiano Carlo. Dopo la prematura scomparsa gli è stata meritatamente intitolata una traversa di viale Italia per più motivi, dalla militanza antifascista nel Cln provinciale agli incarichi pubblici che rivestì presso la Camera di Commercio e l’Ente del turismo, uffici che entrambi diresse.
Ai giorni nostri potremmo mai ricordare con la targa di una via un dirigente di una banca odierna?