- All'Assemblea Costituente i Comunisti volevano scrivere, all'art. 1, che l'Italia era una repubblica democratica "fondata sui lavoratori". I Liberali di Lucifero replicarono che è cittadino elettore anche chi non lavora. Fu Fanfani a trovare la soluzione: "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro", quello del dipendente privato o pubblico, dell'imprenditore, del lavoratore autonomo...Ci pensarono i Costituenti stessi a specificare che ha uguale dignità anche chi non lavora, che è compito dello Stato favorire le occasioni di lavoro per chi non lo ha e garantire un'esistenza dignitosa a chi non è in grado di averlo.
Ma Fanfani - accidenti! - nel 1946 era molto giovane, aveva 38 anni, quanti ne hanno oggi Mahamood e Sfera Ebbasta oppure come i parlamentari Giarrusso dei 5stelle e Stefani della Lega.
Figuriamoci se Fanfani pensò - anche solo per un momento - di battersi perché all'art. 1 della Costituzione di scrivesse "L'Italia è una repubblica democratica fondata sulla salute"!
Macché. Lasciò che chi se ne occupava alla fine scrivesse che "La salute è un fondamentale diritto dell'individuo e interesse della comunità" (una svagata formuletta che dice e non dice) e soprattutto colpevolmente consentì che la norma fosse collocata nel 'sottoscala', negli 'scantinati' del corpus della Costituzione, insieme ad altre cianfrusaglie come le libertà fondamentali, individuali e collettive, e la famiglia.
Non sapeva infatti il prof. Fanfani, storico dell'economia di fama internazionale, che 74 anni dopo un suo illustre collega, il dottor Claudio Borghi, laureato alle serali, dirigente bancario e docente universitario a contratto (cioè senza concorso) in Economia degli intermediari finanziari, avrebbe irrefutabilmente stabilito che l'importanza degli articoli della Costituzione si misura dalla loro posizione in graduatoria, per cui - per esempio - l'art. 12, che stabilisce i colori della bandiera, è più importante dell' art. 13, che si attarda nel dichiarare che la libertà individuale è inviolabile, e l'art. 6, che tutela le minoranze linguistiche, conta assai di più dell'art. 21 che garantisce la libertà di pensiero, e così via...
E soprattutto giammai i liguri Paolo Emilio Taviani, padre costituente, tre lauree di cui una alla Normale di Pisa, Roberto Lucifredi, professore universitario e rettore della Luiss e Lorenzo Aquarone, ordinario di diritto amministrativo e preside di giurisprudenza a Genova, giammai avrebbero immaginato che un giorno il presidente della loro amata Liguria, un 'foresto' frontman di telegiornali, avrebbe sposato - mettendo in fila le priorità del suo governo regionale - le rivoluzionarie teorie del dottor Borghi. Del resto ogni stagione politica, ogni coalizione politica ha i costituzionalisti e gli economisti che si merita...
Paolo Bufano, avvocato